Dove Sono
Via Sassari, 7 Ittiri (SS)
Telefono
(+39) 3338534417
Inviami un messaggio
patrizia.marmillata@gmail.com
Orari di Apertura
Lun - Ven : 9:00 - 19:00

CELLULITE, NON SOLO INESTETISMO MA PROBLEMA DI SALUTE.

L’estate si avvicina e ci si accorge che forse non ci si sente al massimo della forma. Se a vent’anni il massimo del fastidio che la cellulite poteva darti era quello di non essere a proprio agio in bikini, ora passati i 40, i 50 anni, quello che  disturba è la pesantezza delle gambe, il loro gonfiore e il dolore  che si manifesta in seguito alla compressione.  Dolore che si presenta  anche quando  si fa la ceretta.
Se ti ritrovi ad avere questi disturbi continua a leggere, potresti avere una condizione patologica chiamata PANNICULOPATIA EDEMATO-FIBRO-SCLEROTICA, meglio conosciuta col nome di CELLULITE.

 

L’edema legato alla pannicolopatia, o cellulite, è un edema ciclico che si manifesta  ogni mese nel periodo premestruale ed è legato agli estrogeni che portano ad una ritenzione di liquidi nel corpo.
L’aumento degli estrogeni porta ad un aumento della permeabilità del sistema linfatico,  dei vasi sanguigni e porta ad un aumento dell’edema interstiziale, la zona dove il piccolo capillare venoso e il piccolo capillare arterioso si incontrano e il sangue, carico di scorie e che deve ossigenarsi, viene convogliato dalle vene  verso il cuore. E’ in questo spazio che l’edema inizia a depositarsi.
Inizialmente l’edema é più liquido, si trova in stato di SOL,  col passare del tempo aumenta di  densità, fino a diventare gelificato e infine fibroso.
Questa condizione  porta la classica   depressione della pelle e compressione dei tessuti, la pelle  che assume un aspetto a buccia d’arancia.
In gravidanza a causa della pressione del feto sui vasi linfatici dell’addome, l’edema sulle gambe può peggiorare.
QUALE TIPO DI DONNA E’ PIU’ COLPITA DALLA CELLULITE?
E’ la struttura del corpo che determina la distribuzione della cellulite.
Le donne con una conformazione più ginoide, che presentano più grasso nelle gambe, nei glutei, hanno più difficoltà nel ritorno venoso e hanno un’alterazione circolatoria peggiore.
In questo biotipo è presente una maggior quantità di estrogeni che favoriscono l’edema.
Le donne che invece sono del biotipo androgenico, presentano meno estrogeni e più testosterone, hanno per caratteristica più grasso centrale che ha meno relazione con la cellulite.
Per questo le donne ginoidi sono le più colpite dalla cellulite.
Il biotipo senza cellulite presenta una distribuzione di grasso più equilibrata nel corpo.
ANCHE IL TIPO DI PELLE INFLUISCE SULLA CELLULITE
Possiamo osservare nelle donne diversi tipi di pelle. La pelle può essere più dura e compatta, la cellulite sarà più dura e compatta.
Una donna con  pelle flaccida, che in Europa è più tipica, presenta cellulite flaccida.
Le donne che presentano più grasso nelle gambe e nei glutei hanno più problemi nel ritorno venoso. Queste sono donne dove c’è maggior quantità di  estrogeni.
Possiamo classificare la cellulite in base alla consistenza più o meno compatta o flaccida:
grado 1        non si nota alterazione
Grado 2       si nota edema e  irregolarità della pelle,
Grado 3       alterazione del tessuto con depressioni fibrose
In Europa è più tipica la cellulite flaccida.
VALUTAZIONE
È importante fare una adeguata valutazione per impostare il trattamento. La  persona viene valutata in stazione eretta, con i piedi paralleli,   rilassata, non ci devono essere contrazioni muscolari. Vengono analizzate le diverse regioni, dove possiamo  rilevare diversi gradi  di cellulite contemporaneamente. Ed è importante adattare  Il trattamento  al grado della cellulite in quella regione.
Un articolo del 2022, scritto dalla miglior referente al modo, la dermatologoa Dori Hexsel, dice che la cosa più difficile da trattare  della cellulite sono i setti fibrosi che portano a un problema estetico, sono quelli che la persona vede  e vuole  risolvere. E i  setti hanno una relazione importante con la fascia ed il muscolo.
I Setti si trovano fra il grasso e  portano una trazione che si manifesta con  una depressione nella pelle.
CARATTERISITICHE DELLA CELLULITE
  •  Aumento dello spessore del tessuto sottocutaneo
  • Aumento della consistenza
  • Sensibilità dolorosa
  • Diminuzione della mobilità nei tre piani della pelle dovuta alla trazione fibrosa dei setti.
LA FISIOTERAPIA DERMATO FUNZIONALE
La Fisioestetica, o fisioterapia dermatofunzionale, è una scienza che tratta gli inestetismi tramite strumenti e mezzi  e metodiche fisioterapiche.
Con la fisioterapia dermatofunzionale si favorisce la rigenerazione cutanea e il ringiovanimento dei tessuti interessati.
Tra le tecniche più utilizzate c’è la radiofrequenza (Tecarterapia), la quale mediante la produzione del calore, si previene l’invecchiamento e  si detossifica la pelle.
Cos’è la radiofrequenza o TECARTERAPIA in Fisioestetica?
Si parla di segnali elettromagnetici che generano calore mentre attraversano i tessuti. L’effetto termico porta vasodilatazione, promuovendo così la circolazione sanguigna, l’apporto di ossigeno ai tessuti e riducendo la ritenzione idrica.
Benefici della Tecar in Fisioestetica
Con la tecarterapia o radio frequenza, viene prodotto del calore che raggiunge i vari tessuti.
-A livello del derma, viene stimolata la produzione di nuovo collagene di nuove fibre elastiche e glicosaminoglicani, fondamentali per avere una pelle giovane soda e tonica.
-A livello dell’adipe (ipoderma), si verifica un aumento del microcircolo e una diminuzione dell’accumulo dei liquidi, ciò comporta fra gli effetti, un miglioramento della cellulite.
In conclusione, la Tecar è uno strumento efficace in ambito estetico oltre che terapeutico in quanto è in grado di accelerare i processi rigenerativi naturali dell’organismo.
Con essa è possibile migliorare  diversi problemi estetici quali: cellulite, smagliature, rughe.
TRATTAMENTO DELLE PANNICULOPATIE
Il trattamento della cellulite è un trattamento per la vita. Se a vent’anni viene visto come un problema estetico dal paziente poi con l’avanzare dell’età, magari dopo la gravidanza, con l’aumento del peso, diviene sempre meno un problema estetico per la donna in quanto si inizia ad avere fastidio e dolore. Questo perché la cellulite nel tempo tende a peggiorare  accompagnandosi a dolore.
La cellulite non è solo un problema estetico ma è un problema di salute.
La cellulite è un problema che si manifesta in superfice,  non in  profondità, il trattamento deve tener conto di questo.
ll linfodrenaggio è molto importante  come trattamento, ed eseguito in maniera corretta, da la sensazione di ricevere carezze, proprio perché i vasi linfatici sono molto superficiali. Ma questo trattamento non è adatto a tutti i tipi di cellulite in quanto non migliora la fibrosi, non migliora i  setti che danno il fastidioso aspetto a buccia d’arancia. Lo scopo del drenaggio linfatico è quello di migliorare  il microcircolo e per migliorare la tensione dei setti , in un percorso mirato, possiamo associare altre terapie.
Alla base del trattamento della cellulite c’è il movimento.
Si è visto che la cellulite è legata ad alterazioni posturali che influiscono sul ritorno venoso,  non è possibile trattare una cellulite senza trattare prima la postura e le tensioni fasciali e muscolari anomale.
La cellulite è una patologia che non può essere arrestata e quindi nel tempo bisogna fare regolarmente esercizi.
In prima battuta sono molto utili le terapie strumentali come per esempio la TECAR TERAPIA.
Se ho la cellulite dura e una pelle con molta fibrosi ho bisogno di lavorare con una temperatura bassa in modo da rilassare i setti.
Si possono fare due sedute alla settimana e avere dei buoni risultati già dopo sei sedute.
Se invece  la cellulite è flaccida ho bisogno di stimolare la produzione di collagene  e aumentarne la densità, quindi  la temperatura in questo caso deve essere più alta. Questo trattamento provoca una reazione infiammatoria tessutale per cui le seduta successive verranno   distanziate di una settimana.
I migliori risultati si sono visti associando terapia manuale e TECAR TERAPIA.
Le ONDE D’URTO sono considerate il miglior trattamento per la cellulite.
CONCLUSIONI
Per la cellulite serve una terapia rivolta alla mobilità, all’allungamento, una terapia di tipo posturale.
Gli esercizi  sono specifici  per la cellulite, devono stimolare le stazioni linfatiche in modo da attuarne una spremitura e favorire il ritorno venoso e linfatico verso la parte centrale del corpo.
Una parte  del corpo da non trascurare sono i piedi, la loro pianta è ricca di capillari venosi e arteriosi e un appoggio alterato può portare ad una camminata che impedisce un corretto ritorno venoso con conseguente stasi linfatica.
La terapia manuale, soprattutto con l’utilizzo di strumenti drenanti e vascolarizzanti, ben si sposa con la terapia fisica per garantire il miglior effetto linfatico, sul ritorno venoso e per combattere la formazione dei setti.
Per questo le nostre proposte di trattamento tengono conto di tutte queste possibilità anche con percorsi mirati in fisiopalestra.
Non aspettare ancora, PRENOTA OGGI STESSO IL TUO PERCORSO PERSONALIZZATO.
A cura di
Dott.ssa Patrizia Marmillata
Dott. Davide Tala

LA POSTURA CORRETTA, RIFLESSIONI.

Ore in ufficio seduti o a viaggiare in macchina costringono il corpo in posizioni scorrette e mantenute a lungo nel tempo, ci accorgiamo che in seguito a quelle posizioni o sforzi particolari il nostro corpo manifesta dolore alla colonna o agli arti. E quindi

Ci sforziamo tanto per tenere una postura corretta. Ma in che modo possiamo definirla corretta? E soprattutto esiste una postura corretta?

Vi invito a fare alcune riflessioni leggendo questo articolo.

 

POSTURA TRA SOGNO E REALTA’

Idealmente pensiamo che la postura corretta sia simmetrica e senza grosse curve alla schiena. In palestra lavoriamo tanto sui glutei e sull’accentuazione della curva lombare per rispondere a canoni estetici imposti dai media.

La postura perfetta non esiste, facciamocene una ragione, nemmeno l’atleta più allenato è immune dall’avere asimmetrie eppure vince la gara.

Possiamo invece affermare che una corretta postura sia quella che spontaneamente assumiamo e sia in grado di contrastare efficacemente la forza di gravità, evitando i sovraccarichi delle articolazioni del nostro corpo.

Una postura che porti invece a una compressione articolare non equilibrata, porterá invece ad un usura, più precoce, di quel distretto quando il nostro sistema nervoso non riuscirà più ad adattarsi alle sollecitazioni di corpo e … mente.

La posizione del corpo o la sua attitudine a stare in una determinata posizione viene chiamata postura.

Perché ci sia salute e benessere il baricentro del corpo deve rientrare in un range biologico di tolleranza che per essere ottimale deve soddisfare determinati requisiti.

Qualsiasi posizione assunta dal corpo, in piedi seduti o sdraiati pancia su o pancia sotto, deve portare a mantenere l’allineamento articolare.

Deve consentire al corpo la possibilità di fare movimenti ergonomici finalizzati e anticipare un’azione, per esempio come quando affrontiamo una scalinata o raccogliamo un oggetto.

Deve permettere al corpo di rispondere prontamente ad eventi inaspettati o a repentine sollecitazioni dell’equilibrio.

Chi vuole sentirsi meglio sia a livello fisico che emozionale ha bisogno di imparare che con una postura eretta è più semplice alla memoria accedere ad eventi positivi eventi negativi. Una postura accasciata al contrario apre la porta al ricordo di eventi negativi. Guardare in basso e rimanere accasciati ci mette in una posizione di impotenza.

La nostra postura rivela i nostri pensieri e può influenzare il modo il modo in cui gli altri ci guardano. 

Una posizione di apertura permette al contrario di svolgere un compito in maniera ottimale, con più energia e sicurezza.

Impariamo ad assumere posizioni di potere per cambiare i nostri pensieri in positivo.

Ciò su cui ci focalizziamo, i nostri pensieri, influenzano la postura e viceversa la postura influenza i pensieri attraverso una differente produzione ormonale che può essere modificata.

Esistono studi, in particolare della psicologa Emy Cuddy che hanno dimostrato come in soli due minuti assumendo posture in apertura ci possa essere un abbassamento del cortisolo, ormone dello stress e un aumento del testosterone.

 

La stanchezza e la forza di gravità tendono a chiudere la postura, cosi come l’ansia e lo stress. Idealmente dovremmo tendere ad una postura che ci faccia sentire più alti è più leggeri con un appoggio ottimale dei piedi, liberi da tensioni e pronti all’azione.

“Quando il corpo si mette a funzionare in maniera corretta, la forza di gravità lo attraversa liberamente. Il corpo spontaneamente guarisce” Ida Rolf

La vita moderna ci ha invogliato verso le situazioni di comodità, scegliamo tutto ciò che è morbido, dal cibo alle sedute. Ma questo ha portato sollecitazioni diverse al nostro sistema nervoso.

Il modo in cui adagiamo il nostro corpo sulla comodità delle sedute, le abitudini non salutari, un’attività fisica inesistente, a lungo andare portano i nostri muscoli a cambiare addirittura la loro struttura. Perdiamo fibre muscolari che alla lunga vengono sostituite da tessuto fibroso o grasso. Lo osserviamo guardando le risonanze, quando la muscolatura paravertebrale perde la sua funzione posturale e viene sostituita da grasso.

Andando avanti con l’età un muscolo non adeguatamente sollecitato va incontro a sarcopenia: cambia cioè la quantità e la qualità delle fibre muscolari.

Quando i muscoli non sono pienamente utilizzati si assiste ad un assottigliamento degli arti.

Il risultato sarà che avremo una scarsa resistenza fisica, si manifesterà rigidità e difficoltà ad eseguire sforzi anche in attività quotidiane banali come ad esempio sollevare una valigia nella cappelliera, la busta della spesa o tenere in braccio un bambino.

Se ci preoccupa perdere l’autosufficienza la domanda che possiamo porci é: cosa stiamo facendo in questo momento per scongiurare il pericolo?  

Se giocare con un nipotino per terra, andare in spiaggia e riuscire ad alzarsi dal asciugamano sono un problema, è il caso di iniziare a porre rimedio con l’idea di arrivare in forma in età avanzata.

Per fortuna il fenomeno della sarcopenia è reversibile e può essere contrastato con esercizio fisico e terapeutico.

Comunemente siamo portati ad attribuire il dolore delle articolazioni all’artrosi o alle ernie. 

Ma l’artrosi diviene fonte di dolore solo in fasi avanzate quando cioè si è superato il punto di non ritorno. Il risultato è che il corpo non riesce più rispondere in maniera elastica e duratura alle sollecitazioni.

È questo il momento in cui, se non siamo tempestivi nell’intervenire cambiando le nostre abitudini errate, abbiamo necessità ricorrere ai farmaci o ad interventi chirurgici. 

Appunto per questo è necessario intervenire prima che il danno diventi importante e comprometta le normali attività quotidiane.

Ogni nostra azione e ogni nostra emozione lasciano un segno sul corpo. Per questo è importante dedicare tempo a se stessi in attività salutari sia motorie che emozionali.

Quanto tempo dedichiamo al nostro corpo seguendo un programma di movimento, qualsiasi sia, ma protratto nel tempo? 

Una corsa sporadica o una partita di calcetto al mese, possono favorire traumi e microtraumi invece che dare beneficio, un corpo non preparato e non allenato è più predisposto ad avere infortuni.

La nostra attenzione é focalizzata alla prevenzione o siamo il tipo di persona che aspetta di stare malissimo per agire ed evitare farmaci e interventi chirurgici?

Ci sono azioni facili da fare ma anche facili da non fare.

Un piccolo sforzo fatto giorno per giorno si paga in grammi, questo per evitare nel tempo di pagare in tonnellate il rimpianto di non averlo fatto. A volte dobbiamo confrontarci con i confini che sono nella nostra testa, sta a noi oltrepassarli.

IL FISIOTERAPISTA PUO’ AIUTARTI A RAGGIUNGERE IL TUO OBBIETTIVO.

VIENI A FARLO CON NOI

Essere un adulto attivo può essere d’esempio anche per i figli.

I genitori che, con zaino in spalla e bimbo nel marsupio, gli fanno vivere esperienze psicomotorie che rimarranno indelebili nella loro mente.

Quello che un bimbo apprende in tenera età farà parte di un bagaglio che lo porterà verso abitudini salutari.

Anche l’età per diventare genitori si è allungata, dovremmo arrivarci in forma a prenderli a scuola.

Cosa stai facendo per te e per tuo figlio che sia di valore per la vostra salute futura?

“Noi siamo quello che pensiamo, quello che mangiamo e come ci muoviamo.

Il movimento é vita, la vita è movimento.”

Cit. Dott. Picozzi, dott. Mariani

LA POSIZIONE ACCOVACCIATA

In tempi remoti stare seduti a terra durante i tempi di riposo era la quotidianità . L’evoluzione ci ha portato ad assumere raramente questa posizione.  

Possiamo dire che questo non sia stato un bene in quanto ha portato con l’evoluzione alla perdita di tutte quelle possibilità articolatorie e di stimolazione del sistema nervoso ridotte invece l’introduzione di tutte quelle che sono le comoditá.

Passiamo la gran parte del tempo seduti, incontriamo le persone on-line, facciamo la spesa on-line, adottiamo sedute troppo comode. Potremmo invece inserire l’utilizzo della posizione a terra adottando la posizione accovacciata e sfruttare i diversi modi per sedersi a terra con diversi tipi di seduta.

Proviamo ad utilizzare dei cuscini sul pavimento, dei tappeti stirando così le gambe approfittare per stirare le articolazioni e sperimentare nuove abilità motorie.

TEST PER VALUTARE LA REAZIONE ALLE CADUTE E AGLI SQUILIBRI

Sedetevi a terra usando il minor numero di punti di contatto, utilizzate solo i piedi e le natiche.

Da questa posizione mettetevi a gambe incrociate e cercate di rimettervi in piedi senza usare altre parti del corpo per alzarvi dal pavimento.

Il massimo punteggio, nel caso non utilizziate nessuna parte del corpo per alzarsi, sarà 10.

Mentre per ogni appoggio che utilizzerete toglierete un punto.

In questo modo stiamo valutando la nostra capacità di equilibrio, flessibilità e coordinazione motoria.  

Potete leggere uno studio secondo il quale le persone tra 50 e 80 anni che hanno necessità di utilizzare le mani e le ginocchia per alzarsi e realizzano un punteggio da 0 a 3, hanno più possibilità di morire nei successivi 6/3 anni rispetto a quelle che hanno un punteggio da 8 a 10.

E allora perché non agire subito per ritrovare il movimento perduto?

Imparare nuove strategie di movimento può essere provvidenziale per evitare cadute e complicanze come le fratture.

Se hai deciso di rimetterti in forma, vieni a trovarci, ti aiuteremo a riprendere le tue abilità e riportare il tuo corpo verso la performance perduta.

Contattaci oggi stesso.

Puoi approfondire su:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23242910/

Equilibrio corpo e mente

Picozzi-Mariani

Sabatelli editore.

https://publichealth.sfsu.edu/news-announce/good-posture-important-physical-and-mental-health

 

OCCLUSIONE E POSTURA, PERCORSI INTEGRATI

Quando si pensa alla bocca spesso ci si preoccupa dell’estetica, del sorriso, della forma più o meno grossa delle labbra, andando ad abbellire il sorriso con pearcing e brillantini sui denti. Spesso però questa modalità di pensiero mette a rischio la funzione dell’organo masticatorio e di tutto ciò ad esso correlato che è molto di più di un bel sorriso.

La funzione deglutitoria è garantita da ben 5 nervi cranici perché preserva la vita. Non è possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente proprio per questo.

Per questo nella linea evolutiva dei sistemi questo è un SOPRA SISTEMA, controlla tutti gli altri e non può essere vicariato da qualcos’altro. Quando questo sistema è in disfunzione l’errore che produce é veramente importante.

Infatti se è vero che possiamo vivere senza camminare, possiamo stare seduti su una sedia a rotelle, purtroppo anche tutta la vita, non possiamo non deglutire.

Continuando a leggere l’articolo spiegheremo perché è importante preservare l’organo masticatorio, come si valuta, in che modo può influenzare la salute e come possiamo intervenire in caso di problematiche.

CHE COSA SI INTENDE PER APPARATO STOMATOGNATICO

Per apparato stomatognatico e organo masticatorio non intendiamo solo i denti, ma l’insieme di lingua, guance, l’articolazione temporo-mandibolare (i menischi, i condili), la gola, la mucosa. A queste strutture si aggiungono i muscoli, che portano nella relazione corretta la mandibola e il suo condilo, il sistema neuromuscolare, tutta la muscolatura accessoria masticatoria quali i masseteri, temporali, pterigoidei, sottoioidei, digastrico, sternocleidomastoideo. Quindi ci troviamo di fronte ad una struttura abbastanza articolata e complessa.

Tutto questo sistema è comandato dal sistema nervoso centrale ed é fortemente influenzato dalla psiche. Le emozioni, tramite il nervo Vago, possono scaricare proprio a questo livello, lo stress, la rabbia che vengono convertiti in bruxismo e serramento incontrollati, soprattutto se notturni.

Tutte le funzioni precedentemente citate costituiscono un sistema che si inserisce in un organismo vivente, l’uomo, in cui tutti gli organi, il fegato, le ossa, i reni, il cuore ecc. lavorano in concerto per rendere possibile l’adattamento alla vita. La sopravvivenza è data dalla flessibilità di tutti gli organi che si aiutano per poter creare un adattamento. Tutto questo in relazione all’ambiente.

VALUTARE LA BOCCA E’ UN ATTO IMPORTANTE CHE FORNISCE MOLTE INFORMAZIONI E GUIDA UN TRATTAMENTO RIABILITATIVO.

Dell’apparato stomatognatico fa parte anche la lingua che è uno strumento comunicativo e, insieme alla muscolatura del viso, capace di comunicare non solo articolando il linguaggio ma anche le emozioni. Inoltre, attraverso la lingua sentiamo il gusto, assaporiamo i cibi e da essa dipende anche la nostra postura.

Capita di osservare nel feto all’interno dell’utero, l’atto di succhiare il dito. E’ questo un atto molto importante perchè in questo modo attiva il sistema di deglutizione e cosi facendo viene attivato il sistema delle membrane craniche.

Nella valutazione posturale di un paziente, la cosa principale che andiamo a valutare è la sua forma Può essere grande, piccola, di svariate forme. Chiediamo, per valutarla, di aprire la bocca e di farla uscire accompagnandola con un bastoncino. In questo modo osserviamo se sono presenti delle particolari  abrasioni o incisure sul bordo. Possono essere abrasioni rossastre, possono esserci le impronte della forma dei denti.
Questo  significa che la lingua sta sfregando da qualche parte e il motivo può essere ad esempio perché si ritrova ristretta all’interno della bocca o perché c’è una parafunzione o qualcosa che la disturba.

All’osservazione si possono notare sotto di essa i frenuli, piccoli legamenti ai quali prestiamo particolare attenzione. Se questi frenuli sono corti  ne impediscono il normale riposizionamento, questo risulta fondamentale, affinché il sistema del palato abbia una corretta informazione di mantenimento della sua forma. Infatti la lingua è un informatore morfogenetico del palato, cioè contribuisce a darle una forma soprattutto tra i sei e dieci anni di vita. Se la lingua  non si adagia bene sul palato, la forma sarà diversa, più stretta, più appuntita a seconda di quale è il suo vettore di posizione.

In una corretta deglutizione la lingua dovrebbe appoggiarsi dietro il bordo degli incisivi, sulle rughe palatali, nella zona dello spot retroincisivo. Fisiologicamente deve salire, il frenulo si allunga per permettere il posizionamento sul palato mantenendo la bocca semiaperta. Quando questo non succede, la lingua ha  un freno al suo percorso per via del frenulo troppo corto. E quando la persona apre la bocca, lingua rimane ferma.

Questo mal posizionamento porta ad una caduta della testa verso l’avanti, si manifesta una trazione muscolare anteriore della testa e non sarà consentito un allineamento ottimale del capo sul collo.

Per questo motivo si può mobilizzare il rachide cervicale, fare i massaggi e i trattamenti fasciali, allungare l’elevatore della scapola, gli Spleni ecc. fare terapia fisica ma il capo continuerà a cadere in avanti accompagnandosi a fastidi e dolore cervicale.

Il trattamento consiste nel tagliare il frenulo e fare una plastica, iniziare in seguito logopedia , evitando in questo modo la tendenza alla formazione di un callo cicatriziale e che il rachide cervicale nel lungo periodo torni alla situazione iniziale.
Tantissime cervicoalgie nascono da questo disturbo, non frequentissimo, ma recidivano per questo motivo e possono trovare una soluzione una volta che il frenulo ha trovato la sua elasticità.

Il frenulo corto andrebbe intercettato in tenera età ma arrivano in osservazione anche pazienti che hanno superato i 50 anni di età che non sapevano di avere questa interferenza posturale.
In passato le ostetriche tagliavano direttamente il frenulo alla nascita perché avevano capito che non consentiva l’allattamento ottimale. L’allattamento del bambino appena nato esercita la più ampia possibilità di movimento alla lingua, stimolando il riflesso di suzione. Non si può chiedere ad a un bambino appena nato di fare esercizi o muovere la lingua in un certo modo, il miglior esercizio è l’allattamento al seno che inoltre rende unica la relazione madre bambino.

Altra cosa da tener presente durante la valutazione è quanto la bocca abbia possibilità di aprirsi. L‘apertura ottimale della bocca è quella i cui il paziente è in grado di posizionare le sue tre dita fra gli incisivi riuscendo a mantenere la lingua o rilassata o appoggiata bene sul palato a seconda di cosa dobbiamo valutare.

Il posizionamento della lingua all’interno della bocca è veramente importante perchè influisce nel dare forma al palato e alla disposizione dei denti. Si osservano lingue, a volte, talmente incompetenti che, non solo sono incapaci di posizionarsi correttamente, ma che hanno modellato una struttura e una morfologia diversa del palato.

Una lingua interposta può creare aperture di morso, i denti si aprono e non vanno in contatto.

Altra cosa importante, considerare gli incisivi solo come denti che servono per afferrare e incidere il cibo, come ci hanno insegnato alle elementari, è riduttivo,  non è quella la funzione principale. Infatti essi sono dei veri e propri organi neuropropriocettivi e sensoriali all’interno della bocca e servono per dare al cervello l’informazione del movimento della mandibola.

Sono dei veri e propri organi di controllo di movimento  e della posizione della mandibola. Essi definiscono il controllo, il perimetro dove la mandibola può girare, muoversi. Ogni tanto nella masticazione si toccano e possono sfiorarsi ma non devono avere il contatto nella masticazione  abituale.

Quindi se si dovesse manifestare una malocclusione, un morso aperto come nella foto per esempio, la mandibola non riceve queste importanti informazioni.

La sensazione che si dovrebbe avere, quando si riposizionano i denti chiudendo la bocca, è quella che si chiuda il morso, sensazione data dal contatto degli incisivi. Il sistema nervoso, in questo modo, riceve l’informazione di fine corsa del movimento e la mandibola non ha più la necessità di dover andare avanti per cercarne la fine.

Per lo stesso motivo è importante sapere che se all’interno della bocca abbiamo impianti e corone un po’ troppo accentuate, l’informazione propriocettiva sarà alterata, sia per i precontatti che si sono creati, sia perchè abbiamo perso le informazioni propriocettive dei denti.
Se si perdono tutti i denti e si hanno impianti, si vive lo stesso, c’è comunque un adattamento del sistema, ma questo non è il massimo della raffinatezza del sistema informazionale propriocettivo, quando cioè il sistema lavora in modo ottimale.

Dobbiamo tener conto che ci sono anche i recettori mucosi, i recettori ossei, paradontali, articolari, ci sono un sacco di altre cose che compensano e informano il cervello su cosa fare durante la masticazione e le altre funzioni espletate all’interno della bocca. Però la più grande e raffinata sensazione di propriocezione della bocca è data comunque dagli incisivi.

Durante la valutazione chiediamo alla persona di tenere la lingua in modo naturale e controlliamo se la superficie è uniforme oppure ha frastagliature. In questo caso significa che spinge e si fa strada in mezzo ai denti.

E’ importante capire perché spinga. Può essere perché ha una  tensione anteriore o spinge perché ha una “scatola” più piccola di quello che dovrebbe essere. E potrebbe essere più piccola non solo perché è più stretta, ma può esserlo perché più bassa e quindi si è persa la dimensione verticale della bocca per esempio in presenza di protesi associata a retrazione delle gengive. Oppure è più stretta perché si possono trovare delle protesi troppo grosse rispetto a come dovrebbero essere.
Ci sono tanti fattori per cui la lingua può sentirsi stretta e in tal caso noteremo queste inflessioni. Questo fenomeno avrà delle ripercussioni non solo nella parte visibile della lingua, ma anche nel retrofaringe. Perché la lingua è un muscolo che anteriormente è visibile ma dietro ha tutta una muscolatura che arriva fino al retrofaringe.

Nella valutazione controlliamo che la deglutizione sia corretta e non avvenga in maniera atipica, cioè una deglutizione dove la lingua si appoggi sul palato oppure in avanti: dobbiamo staccare le labbra  con le dita e vedere se il paziente deglutendo utilizza il sistema orbicolare per deglutire, tende cioè a stringere le labbra.

Se il paziente utilizza il sistema orbicolare per deglutire significa che ha una deglutizione povera.

Anteriormente valutiamo la muscolatura lunga del collo, aderente alla muscolatura faringea, la muscolatura che si inserisce sull’Osso ioide, sottoioidea e quella sopra ioidea utilizzata nella deglutizione.

L’apertura e chiusura della bocca è gestita da due articolazioni poste ai lati del cranio poste sull’osso temporale. L’articolazione temporo-mandibolare è una diartrosi poiché dotata di capsula articolare, cartilagine, un disco e liquido sinoviale.

In apertura, per semplificare, il condilo si porta avanti con una traslazione e rotazione.
All’inizio del movimento, il condilo si accolla al suo disco in questo modo può scivolare lungo l’eminenza durante la traslazione.

Il tutto è movimentato da un insieme di muscoli, fra cui gli pterigoidei, masseteri, temporali.

Se dovesse esserci una relazione anomala di tutto questo sistema, il soggetto manifesterebbe difficoltà nella articolarità, un range ridotto di apertura della bocca o dolore.
Nella situazione in cui c’è una relazione non congruente fra disco e condilo, il disco deve subire uno spostamento anomalo producendo un rumore detto click.
Il click può manifestarsi in apertura e anche in chiusura della bocca. Quindi si manifesta un rumore doppio.

Altre volte può succedere che il disco sia così tanto in avanti rispetto al condilo, da impedire completamente il movimento della mandibola e non solo non ci sarà più rumore ma non ci sarà nemmeno l’apertura della bocca. Questa situazione particolare prende il nome di locking ed e si manifesta con un blocco articolare. Alle volte questa situazione diventa talmente cronica che tutto il tessuto retro laminare si riorganizza fibrotizzando e crea un tessuto pseudo discale posteriore. Questo consente un adattamento della funzione che dopo un po’ si sblocca da sola seppur consentendo minore apertura. Anche le fratture di condilo spesso, anche se non vengono operate, riparano, seppur con esiti cicatriziali, la funzionalità ritorna e il paziente ricomincia a masticare.

All’osservazione dell’apertura della bocca si possono manifestare delle traiettorie anomale della mandibola e il mento subirà una deviazione nell’apertura. In questo caso da un lato avremo una sublussazione della mandibola nel tentativo della persona di aprire la bocca.

La bocca ha una normale apertura che corrisponde a circa tre dita trasverse dello stesso paziente, se questo non è possibile significa che qualcosa a livello articolare o muscolare non funziona.

Il fisioterapista specializzato valuterà il tipo di blocco, differenziando se la causa è legata al tessuto muscolare e quindi ha un cedimento elastico, oppure una causa articolare, quindi un impedimento meccanico di tipo articolare che sta impedendo di superare l’apertura.

Durante la valutazione viene utilizzato il test di Ablazione,  posizionando due cotoni fra i denti. E’ un test attinto dalla kinesiologia applicata.

Il test serve per decondizionare o deparassitare il sistema posturale dalle interferenze patologiche della bocca facendo in modo che il paziente disoccluda questo recettore. Distanziando in questo modo i denti, l’articolazione temporo mandibolare, anche la lingua in qualche maniera trova una nuova collocazione con più spazio. Con questo test stiamo deparassitando il sistema, stiamo togliendo dal sistema tutte quelle informazioni che lo riguardano e per questo osserviamo che la postura e il movimento del capo possono cambiare.

Quando andiamo a valutare la persona dobbiamo considerare l’insieme che comprende la muscolatura del collo, la lingua, i denti, ecc. ma anche gli occhi che devono garantire l’orizzontalità dello sguardo. I muscoli estrinseci oculari fanno parte della catena posturale. Una perdita di questo allineamento dovuto per esempio ad astigmatismo, fa si che inconsciamente e automaticamente la testa si inclini e ruoti per garantire una corretta visione portando la muscolatura cervicale ad iperattivarsi con possibili ripercussioni sino ai piedi.

Una malocclusione può determinare una posizione anomala del capo, allora il sistema visivo di adatta modificando la posizione degli assi oculari. La modifica degli assi visivi induce una perdita di parallellismo fra gli occhi che sfocia in adattamenti della visione (eteroforie e/o eterotropie).

Eteroforie elevate possono a loro volta costringere il corpo a nuovi adattamenti, generando i cosiddetti torcicolli oculari.

Su 12 nervi cranici ben 5 nervi cranici controllano la fisiologia dell’apparato stomatognatico. E consideriamo che il trigemino è quello che soverchia su tutto.

Una raffinata coerenza di sistema fa in modo che non sia possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente. Questo è importante perché questi tre sistemi sono tre riflessi fondamentali per la vita e non possono essere associati fra di loro.

5 nervi cranici che comandano questa fisiologia e sono:
Il trigemino
Il nervo facciale
Nervo vago
Il glossofaringeo
Ipoglosso.

I muscoli che estrinseci che muovono gli occhi sono uniti embriologicamente e funzionalmente con i muscoli sotto occipitali, gli sternocleidomaistoidei e i trapezi.
I nervi dedicati alla  funzione dell’organo masticatorio agiscono sulla base  neurofisiologica del fascicolo longitudinale mediale, una via molto importante tra la parte superiore del midollo spinale ed il mesencefalo. Questo fascicolo dal mesencefalo si porta fino ai primi somi cervicali C1 C2 C3 e gestisce l’integrazione fra gli occhi, il trigemino i nuclei vestibolari, il nucleo accessorio spinale, quello del trapezio, dello sterno cleidomastoideo, dei muscoli suboccipitali ed il trigemino  cervicale e che innerva tutta la muscolatura paravertebrale. Un errore che nasce da questo sistema ha riverbero su tutto. Come si può ben intuire la fisiologia dell’insieme è abbastanza complessa, ma non preoccupatevi sono i tecnici che devono conoscerla per potervi dare il massimo del risultato.  

QUALE TRATTAMENTO QUINDI?

Dalla descrizione precedente si evince che per trattare un disordine temporo mandibolare bisogna affidarsi ad un fisioterapista specializzato in questo. Ma non solo. Essendo il corpo un sistema che si organizza adattandosi, è necessario un lavoro integrato da parte di più professionisti.

È inutile che come fisioterapisti tiriamo il collo alla gente, facciamo TECAR e tanto altro se tutto il sistema non viene riequilibrato. Possiamo mobilizzare, rivascolarizzare, liberare i muscoli cervicali ma se il sistema riflesso posturale, che comprende anche l’appoggio podalico, gli occhi, la lingua, il sistema vestibolare, occlusale non sono in corretto riflesso di rotazione automatica, i risultati saranno limitati e sarà più facile avere recidive.

Allo stesso modo un dentista non dovrebbe limitarsi solo a sistemare un occlusione ma inserire una adeguata terapia miofunzionale e delegare un giusto programma di fisioterapia specifica che riporti la funzione muscolare e articolare, per evitare le recidive e ottimizzare i risultati del suo lavoro.

Per questo mi avvalgo della collaborazione di altre figure quali la logopedista, lo gnatologo, l’ortottista che rendono migliore la risposta al trattamento.

COME OTTENERE BENEFICI MIGLIORANDO LA RESPIRAZIONE

COME OTTENERE BENEFICI MIGLIORANDO LA RESPIRAZIONE

Quanto è importante respirare bene?

Considerato che se ti manca il RESPIRO è finita e che il respiro consapevole è la base per stare meglio, ti invito a continuare la lettura dell’articolo.

Ti suggerirò strategie semplici ed efficaci per entrare in contatto col tuo respiro e con la tua miglior versione di te.

 

Se nella tua vita hai provato emozioni forti, come ad esempio la paura, ti sarai accorto di quanto sia difficile respirare e di come il respiro si concentri sulla parte alta della gabbia toracica ed addirittura sul collo. E’ questa una situazione in cui i muscoli deputati al movimento del collo, aiutano a respirare e, caricandosi di un lavoro che dovrebbe essere straordinario, si accorciano.

Chi è asmatico o ansioso conosce bene questa situazione ed osservando questa zona, anteriormente, è possibile notare delle rigidità muscolari importanti che possono addirittura cambiare la posizione della clavicola e del rachide cervicale.

Se la nostra vita è dominata da emozioni non piacevoli possiamo porci come obbiettivo l’imparare ad usare il corpo e il respiro per cambiare le emozioni. Con il corpo, e in questo caso con il respiro, possiamo cambiare la qualità della nostra vita adottando dei semplici accorgimenti che incideranno positivamente sulle nostre emozioni. Ecco di seguito alcuni suggerimenti ed esercizi.

Il respiro accomuna tutti, sportivi, atleti, operatori sanitari, ma in quanti conosciamo i suoi reali benefici e sappiamo utilizzarli?

 

Le emozioni che stiamo vivendo da più di un anno, hanno innalzato i livelli di stress e la paura dell’ignoto, del virus, ci hanno portato ad utilizzare in maniera meno fisiologica il nostro respiro, diventato sempre più superficiale. Questo si traduce in una abbattimento delle perfomance sia a livello fisico che della vita privata e nel quotidiano in generale.

Respirare bene è alla base della vita, non è qualcosa che riguarda solo lo sportivo, ma se fatto bene ci porta ad essere più produttivi e a migliorare il rapporto con se stessi aumentando la consapevolezza, l’auto ascolto, la lucidità mentale e la concentrazione.

Una corretta respirazione migliora la nostra salute a 360 gradi regalando ossigenazione ai tessuti, migliorando il metabolismo cellulare.

Migliora la postura, la digestione.

Cambia il mindset, la capacità di gestire le emozioni negative e lo stress migliorando la performance e i risultati.

Possiamo, attraverso il respiro, attivarci o rilassarci a piacimento.

Per farlo è necessario imparare e praticare, abbiamo già gli strumenti, in dotazione fisiologica di base, nel nostro corpo.

In questo periodo in particolare, siamo costretti a tenere per tante ore la mascherina, togliamo qualità all’aria che respiriamo, limitiamo la visione oculare, stimoliamo le parafunzioni della mandibola. Limitiamoci ad usarla quando strettamente necessario e non se da soli in macchina o a fare una passeggiata in riva al mare.

RESPIRARE CONSAPEVOLMENTE

Il respiro guida lo stato emotivo, per questo il diaframma, principale muscolo respiratorio, deve funzionare bene e sfruttare tutta la sua capacità ventilatoria, per aumentare il volume della gabbia toracica, aumentando in questo modo la capacità polmonare. Respirare di diaframma tende a calmare il Sistema Nervoso. Le tecniche di meditazione ci insegnano questo partendo proprio dal respiro.

Come fare a capire se si respira con il diaframma? E’ necessario poggiare le mani sotto le ultime coste, ci si assicura che il petto rimanga immobile, la pancia non deve fuoriuscire troppo, le coste devono allargarsi sia lateralmente che in antero-posteriore, in modo che la voce possa fluire liberamente se dovessimo pronunciare una frase.

I BENEFICI DI UNA CORRETTA RESPIRAZIONE

I benefici dati da una buona respirazione sono trasversali, grande parte delle persone non ne è consapevole.

Il benessere psicofisico è basato su corretto utilizzo del diaframma che consente di attivare al meglio il sistema linfatico.

La respirazione è il mezzo primario attraverso cui espelliamo le tossine. Ben i ¾ delle tossine che espelliamo nelle 24 ore dal nostro corpo escono attraverso il respiro.

Le persone, in generale, respirano in maniera superficiale utilizzando solo la parte alta del torace.

Se, per esempio, si contrae l’addome e si prova a respirare contemporaneamente, si può notare che l’aria fa fatica ad entrare. Quando siamo sotto stress succede proprio questo, senza accorgersene, la respirazione diventa superficiale e i polmoni non si riempiono bene, la quantità di tossine eliminate diventa inferiore.

Tutto questo si traduce in un abbassamento delle difese immunitarie, che porta più facilmente a sviluppare malattie, e quando la situazione si fa cronica, ad una mente meno attenta e presente perché non arriva abbastanza ossigeno al cervello. Il respiro è una vera e propria medicina.

Il 70% degli scarti che produciamo viene eliminato con la respirazione, il restante con feci, urine e sudorazione, questo per sottolineare il ruolo detox che ha la respirazione.

Ogni atto respiratorio ha un costo energetico e metabolico, con una corretta ventilazione se solo riuscissimo a risparmiare un atto respiratorio al minuto, diminuiremo più di 1000 atti respiratori ogni giorno. Un grandissimo risparmio energetico per il nostro corpo.

Oggi la scienza finalmente dice di imparare la respirazione consapevole che ci porta a gestire il focus, l’attenzione e ci aiuta a gestire lo stress.

Anche il mal di schiena, il dolore cervicale, la gastrite, sono collegati a un’alterazione della dinamica diaframmatica.

 

 

Noi siamo come respiriamo, basta osservare come respira una persona per rendersi conto del suo stato emotivo. L’apnea, una frequenza elevata degli atti respiratori, un respiro nella parte alta della gabbia toracica, portano a tutta una serie di problematiche correlate. Per questo si rende necessario prendere consapevolezza che respirare è si una cosa semplice e automatica, ma spesso non è corretta.

E’ basilare avere la lucidità di saper gestire il proprio stato respiratorio e riuscire a portarlo nella quotidianità rendendolo un abitudine.

 

 

PREPARIAMOCI INSIEME A FARE ALCUNE ESPERIENZE UTILIZZANDO IL RESPIRO.

RESPIRARE COL DIAFRAMMA.

L’obbiettivo è percepire e capire, posizionando una mano sul torace e una sull’addome, a livello dell’ombelico, la nostra modalità di respirazione. Lo facciamo in piedi.

Torniamo ad imparare a respirare come i bambini, con l’addome, di pancia, addominale. Quando nasciamo la nostra respirazione è di tipo addominale, chi ha un bimbo piccolo può osservarlo facilmente, muove molto il pancino. Poi con l’età, vicino al primo picco pediatrico, questa capacità viene persa. Entrano in gioco i meccanismi di scoperta dello stress, della scuola, l’alimentazione, sedentarietà e la respirazione si sposta verso l’alto. La respirazione toracica è legata al sistema di attivazione simpatica, attivando la respirazione addominale attiviamo il sistema parasimpatico, questo ci porta ad un miglioramento della vita a 360 gradi. Sotto tantissimi aspetti.

La respirazione toracica è quella che riempie in alto a livello sternale e toracico alto. La respirazione diaframmatica invece è quella che riempie la pancia e la spinge in fuori. L’aria riempie i polmoni fino in fondo e fa uscire l’addome.

Attenzione, nel respiro profondo, a non portare solo l’aria in alto, ma bypassare il torace lasciandolo fermo e mandando l’aria verso l’addome. Normalmente, per stile di vita tendiamo ad avere respirazione alta.

Immaginare di riempire una caraffa quando inspiriamo e quando la svuotiamo, facciamolo in senso opposto, dal basso verso l’alto. Potreste sentire la parte bassa bloccata, rigida e questo succede perché la maggior parte delle persone non sa respirare.

La sensazione di sentir girar la testa è normale perché quando si va a lavorare sul diaframma, che è il muscolo principale della respirazione, si innescano una serie di meccanismi per cui si possono manifestare rossore, calore, formicolio, gira la testa, tutta una serie di situazioni innescate dall’ossigeno che aumenta nel circolo e questo può darvi l’idea di quanto normalmente respiriate male.

 

 

Molto importante è associare sempre al ritmo respiratorio anche una visualizzazione. Immaginare il percorso dell’aria che entra e che esce per poi riuscire a portare questo atteggiamento ad un abitudine, a qualcosa che diventa parte di noi, di consolidato per riuscire a gestire meglio gli stati emotivi, la vita di tutti i giorni e quello che ci capita. Essere padroni del proprio respiro, farlo tuo in modo da avere un controllo della situazione, automatizzato dall’allenamento.

 

 

 

 

 

 

GESTIONE DELL’ANSIA E DELLO STRESS TRAMITE LA RESPIRAZIONE

Possiamo fare questo esercizio quando sentiamo che in seguito a questi due fattori, il nostro battito si fa più accelerato

Prendete al polso o alla carotide, come siete più comodi, il battito cardiaco.

In un minuto di massima concentrazione, utilizzate il cuore come metronomo, il battito del cuore diventa un conta tempo.

Inspirate attraverso il naso contando tre battiti cardiaci ed espirate attraverso la bocca contando sei battiti. Portiamo per un minuto grande focus al respiro. Espirate quindi più lentamente.

In un minuto, ci possiamo rendere conto che la frequenza cardiaca si è ridotta e a molti di voi è bastato un minuto per sentire di meno il battito e quindi abbiamo dovuto premere un po’ di più per sentirlo.

Cosa significa questo? Basta un minuto per ridurre la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, andando a lavorare positivamente sui segni classici dell’ansia, dello stress. Le persone allenate a modulare il respiro entrano in pochi secondi nel mindset, in quello stato di rilassamento.

All’avvicinarsi delle ore notturne possiamo sfruttare questo meccanismo per farci arrivare al sonno più tranquilli e rilassati. Questa abitudine porta anche a potenziare le connessioni mentali e ci rende più lucidi, concentrati, tranquilli.

RESPIRAZIONE A QUATTRO TEMPI

E’ una tecnica molto utile utilizzata anche dai militari in condizioni di stress, chiamata respirazione a quattro tempi o al quadrato, il tactical breathing, è una respirazione dove si rimane focalizzati su un compito riuscendo a mantenere molto contenuta la frequenza cardiaca.

Prendiamo un quadrato, il cui lato non è espresso in cm ma in secondi, l’ideale è circa 4 sec per ogni lato, e andiamo a lavorare su una respirazione diaframmatica. La fase di inspirazione avrà la durata di quattro secondi, seguirà una fase di apnea, una di espirazione, infine una fase di apnea il tutto per 4 secondi. Questo modulo respiratorio è considerato uno schema che ci permette di rimanere focalizzati, concentrati, sul pezzo senza andare in rilassamento.

RESPIRAZIONE E SPORT

Al contrario, il rilassamento pregara degli atleti non è funzionale, soprattutto in determinate discipline in cui devi essere rilassato ma al tempo stesso molto pronto all’azione e focalizzato.

Il tipo di respirazione cambia in modo da essere funzionale alla prestazione. Possiamo sfruttare a questo scopo il dialogo interno, utilizzare per esempio una frase motivante. In questo modo induciamo la frequenza cardiaca a rallentare, a consumare meno ossigeno, avere una pressione arteriosa controllata, a mantenersi mentalmente accesi ma con un pedale sul folle, pronti sullo stacco.

Nella vita di tutti i giorni, facciamo dei lavori in cui non siamo impegnati fisicamente ma mentalmente il nostro motore continua a bruciare, così da arrivare a fine giornata dove non si fatto niente di fisico ma ci si sente stanchi e mentalmente a pezzi. Il fatto di riuscire a coordinare degli stati di recupero e di respiro, è basilare per essere performanti. E’ quindi importante riuscire a trovare il momento di recupero mentale per poi ripartire. E il respiro ci permette di fare questo. L’isolarsi in condizioni difficili, giostrarsi e sapersi focalizzare è fondamentale, poiché ogni processo funzionale è legato al respiro.

COME FARE L’ESERCIZIO.

Fare due respirazioni ampie e poi partire, controllando la postura, le spalle sono rilassate inspiro 4, pausa 4, espiro 4, trattengo 4 battiti. Ripetere il ciclo e nella fase finale in cui trattengo mi dico una frase: sto bene. Apnea, trattengo, frase. Inspiro, trattengo, espiro, trattengo: sto bene, sono rilassato, mi dico la frase.

Invertiamo. Inspiro, trattengo frase, ci sono, espiro, trattengo. Di nuovo per 4 volte e dopo apro gli occhi. Se sei molto concentrato sfrutti l’espirazione per indurti pacatezza e tranquillità, sfrutti l’inspirazione per cercare concentrazione, seguire questo ritmo ti fa stare sul pezzo, sei collegato, focus sull’obbiettivo e ripeti il mantra. Questa è una modalità molto utile. Ogni cosa fatta con la respirazione porta a degli adattamenti, sudo, ho caldo, gira la testa, è assolutamente normale.

RESPIRAZIONE E DOLORI ARTICOLARI

Per chi ha problemi alle spalle o muscolari in generale, un esercizio molto bello è, associare contrazione e decontrazione con la respirazione.

Se si hanno spalle rigide, durante l’inspirazione, irrigidiamole ancora di più 5 secondi e durante l’espirazione lasciamo andare 10 secondi. Possiamo applicare questo esercizio a diversi distretti corporei.

Anche se ci si sente tesi prima di una conferenza di uno speech, di un incontro importante, provate a contrarre e decontrarre i muscoli e preparatevi in questo modo.

INOLTRE…

Avere una buona respirazione accelera il metabolismo e aiuta nelle diete.

Nella fame emotiva può aiutare perché la respirazione è alla base degli stati emotivi. Già avere consapevolezza del respiro significa essere padroni della propria mente. Se poi associamo al respiro anche delle strategie mentali se diventa una macchina da guerra.

Le nostre cellule risentono dell’aria che respiriamo, quindi fare delle pause, inserire la respirazione consapevole, mettersi all’aria aperta per non risentire dell’aria chiusa degli uffici. Prendersi delle pause dalla ffp2. Queste abitudini salutari ci consentono di mantenere una corretta igiene respiratoria e avere benefici ad ampio spettro.

Quanto si può stare senza respirare? L’ossigeno è il nutrimento principale delle cellule, la mancanza di ossigeno è la causa principale per cui le cellule non si duplicano più nel modo giusto, la mancanza di ossigeno è molto tossica per le cellule. La respirazione attiva il metabolismo e il sistema linfatico, il sistema linfatico tramite la linfa porta il nutrimento alle cellule, le cellule sono elemento fondamentale del nostro corpo. La nostra salute è in diretta proporzione alla qualità delle nostre cellule.

In conclusione, quello che vi invito a fare , è ascoltare il vostro modo di respirare, fare una valutazione presso il nostro centro in modo da poter imparare a gestire in maniera corretta la vostra respirazione.

Infatti, spesso da soli non è possibile capire come fare per avere una respirazione performante per via dei blocchi diaframmatici che non siete nemmeno consapevoli di avere e questi vengono affrontati con un trattamento fisioterapico specifico.

Il beneficio che ne trarrete sarà a 360 gradi, a livello muscolo scheletrico infatti il diaframma è al centro di tutte le catene muscolari e per questo può limitare il movimento del collo, della schiena, delle spalle. Inoltre un corretto funzionamento diaframmatico esegue un vero e proprio massaggio a livello addominale, laddove, oltre all’intestino, si trovano i grossi vasi del sistema linfatico. Per questo il beneficio sarà anche nel miglioramento delle difese immunitarie e del transito intestinale.

 

Vi aspettiamo nel nostro centro per lavorare insieme sul vostro respiro.

IL DOLORE DORSALE

 

IL DOLORE DORSALE

Vi sarà capitato di soffrire alla schiena con sintomi localizzati in regione dorsale, tra le scapole oppure solo su un lato della colonna. Continuando a leggere questo articolo, analizzeremo nello specifico sintomi e modalità con cui il dolore si manifesta, dove si manifesta, quali sono le cause principali e le soluzioni che si possono adottare per controllare e prevenire il dolore dorsale.

 Qualche cenno di anatomia.

La caratteristica del rachide dorsale è la presenza di una cifosi.

Quando nasciamo, la nostra colonna ha una cifosi unica che in seguito viene compensata dal riflesso di estensione del capo e dall’attivazione dei flessori dell’anca al raggiungimento della posizione eretta.

La cifosi, erroneamente associata a patologia da alcuni pazienti, è in realtà una curva fisiologica, quindi normale, che in questo distretto conferisce alla colonna una forma di C. A livello funzionale cifosi e lordosi si susseguono, a livello occipitale e sacrale abbiamo altre due cifosi mentre a livello cervicale e lombare abbiamo due lordosi.

Per sua conformazione, la cifosi dorsale presenta  12 vertebre di forma specifica, posizionate in modo da potersi articolare con le 12 costole tramite apposite articolazioni.  Ciascuna vertebra presenta sul corpo due piccole faccette, poste in vicinanza dei peduncoli, chiamate faccetta costale superiore ed inferiore, poste al confine con i corrispondenti dischi intervertebrali; non sono tuttavia faccette complete, ma  emifaccette, poiché la testa della costa, si pone tra corpi vertebrali, articolandosi dunque con l’emifaccetta superiore d’una vertebra e con l’emifaccetta inferiore di quella sovrastante. In particolare la costa dello stesso numero della vertebra sarà articolata con la sua emifaccetta superiore.

Se dovesse verificarsi una riduzione della mobilità della rotazione dorsale, la zona lombare dovrebbe compensare questo movimento. Essendo la lombare anatomicamente strutturata principalmente per i movimenti di flessione ed estensione subirà uno stress delle sue strutture. Inoltre le coste che partono dalle vertebre dorsali, sono a contatto col le scapole e quindi entrano in gioco  con i movimenti delle spalle.

Il rachide dorsale ha una funzione importante, insieme alla gabbia toracica, quella  di proteggere gli organi nobili, oltre al midollo spinale: i polmoni e il cuore nella parte alta, gli organi riproduttivi nella pelvi.  Il muscolo diaframma, che prende inserzione proprio nelle ultime coste, divide cuore e polmoni dalla cavità addominale dove alloggiano i visceri, il fegato, il pancreas, lo stomaco, i reni. Ai lati di ciascuna vertebra passano le radici dei nervi dorsali che innervano muscoli, i visceri, e fascia.

Osservando la zona dorsale potremo notare delle asimmetrie e da un lato potremo scorgere un maggiore rigonfiamento, dato dalla rotazione e inclinazione di vertebre e coste. La conseguente risalita in superficie dei muscoli spinali e dorsali potrebbero simulare ad occhi non proprio esperti un rigonfiamento. Probabilmente si tratta di scoliosi! Essa, a differenzia dall’atteggiamento scoliotico, si valuta facendo flettere in avanti il soggetto e andando ad osservare la comparsa di eventuale gibbo.

La cifosi può essere patologica quando il grado della curva aumenta o diminuisce. Quando aumenta assistiamo alla formazione del dorso curvo, che andando avanti negli anni diviene fattore predisponente alla crollo vertebrale, soprattutto se ci troviamo in presenza di osteoporosi nell’anziano e a patologie delle spalle. Infatti un dorso curvo può limitare l’elevazione degli arti superiori andando a generare per esempio Sindrome da conflitto sub acromiale e problemi alla cuffia dei rotatori nelle spalle.

 

COME SI MANIFESTA IL DOLORE?

Abbiamo diversi tipi di dolore e la sua descrizione, il suo andamento, sono essenziali per stilare un corretto piano terapeutico.

Il dolore può essere descritto come fisso, intermittente, a fascia.

Può essere percepito come irradiato , cioè essere un dolore che per esempio si manifesta in seguito a una problematica cervicale. Ad esempio si può manifestare fra le scapole, su un solo lato. Oppure potrebbe essere un dolore la cui origine si trova nella spalla.

Un dolore irradiato potrebbe essere legato alla presenza di trigger points localizzati a livello dorsale, su muscoli, fasce, tendini, capsule, una volta premuti potrebbero proiettare dolore lontano dal punto doloroso rilevato. Trigger significa infatti grilletto, e allo stesso modo di quando premiamo il grilletto, il proiettile viene spinto a distanza, il dolore si percepisce a distanza del punto stimolato.

Il dolore potrebbe essere dorsale, specificatamente a sinistra o destra ed è importante annotarlo insieme alle sensazioni riferite che p variano tra formicolio,  bruciore, intermittente, sensazione di avere un coltello o un chiodo conficcato fra le spalle. Potrebbe manifestarsi per esempio dopo intensa attività sportiva o dopo uno sforzo, o addirittura dopo un eccesso di rabbia.

Valutare il dolore e il modo in cui si manifesta è molto importante per il fisioterapista perché potrebbe indicare una bandiera rossa al trattamento e quindi indirizzarvi immediatamente alla valutazione di un medico specialista

.

LE CAUSE 

Come si arriva ad avere dolore dorsale? Le cause potrebbero essere attribuite al sistema muscolo scheletrico, ai nervi, ai visceri o a posture errate sostenute nel tempo.

Fra i dolori legati al sistema scheletrico possiamo fare riferimento ai dolori artrosici che possono interessare le faccette articolari fra le vertebre e le coste o i dischi intervetebrali.

Le patologie infiammatorie quali per esempio spondilite anchilosante e artrite reumatoide possono causare un irrigidimento del distretto e una usura precoce delle articolazioni anche a livello costale.

I crolli vertebrali si possono presentare con l’avanzare degli anni soprattutto se è presente importante osteoporosi, possono portare ad avere dolore invalidante e alla necessità di ricorrere ad un busto ortopedico.

Spesso vediamo pubblicità di supporti per tenere le spalle o simulare una postura corretta. Teniamo presente che ci stanno vendendo un sogno, quello di avere una postura corretta senza dolore. Se ci ragioniamo su, con questa modalità, mettiamo a riposo i muscoli posturali la cui funzione è sostenere il tronco e quindi potremo avere il risultato opposto, cioè perdere massa muscolare e sostegno proprio dai muscoli posturali che vengono invece messi a riposo e vengono sostituiti da grasso.

Anche formazioni neoplasiche a livello di colonna possono trovare sede nelle vertebre e dare origine a dolore.

I visceri possono dare dolore irradiato alla colonna.

Il fegato per esempio irradia in regione dorsale destra, sul fianco, una colica biliare o renale danno un dolore posteriore a livello dorsale. Lo stomaco irradia a livello dorsale.

Il polmone e un eventuale embolia polmonare possono irradiare a livello dorsale. Il cuore, una dissecazione aortica o neoplasie viscerali possono irradiare tutte a livello dorsale.

Il dolore potrebbe essere di origine nervosa, un intrappolamento all’emergenza dalla radice spinale, oppure di origine virale, data da Herpes zoster, si manifesterà con dolore e bruciore lungo il decorso del nervo interessato .

I muscoli e le fasce possono causare dolore e con un esplorazione della zona dolente, potremo riscontrare dei punti dolenti quali trigger points e Punti algici miofasciali o una sindrome miofasciale legata a trazioni o accorciamenti situati lontano dal punto o zona dolorosa.

La postura diventa causa di dolore quando diventa scorretta e sostenuta nel tempo.

Quando ci attardiamo su un divano apparentemente comodo, esso ci accoglie in posture ricurve che interessando l’intera colonna, andranno a sovraccaricare il nostro corpo a diversi livelli. Il prolungato uso di Tablet o PC utilizzati in posizioni non proprio corrette concorre all’assunzione di posture errate per lunghi periodi di tempo. Per questo lo schermo del PC dovrebbe essere posizionato all’altezza degli occhi e frontale in modo che sia lo sguardo ad orientare la nostra posizione e non il PC a farlo.

Le posizioni adottate durante il sonno, l’utilizzo di cuscini plurimi, se non indicati per patologie specifiche, tendono a tenerci curvi e stimolare sul rachide dorsale dolori provenienti, per esempio, dal rachide cervicale.

PREVENZIONE

Adottare uno stile di vita salutare può sicuramente aiutare a controllare il nostro benessere psicofisico allontanando i fastidi. E’ indicato un adeguato controllo del peso corporeo, avere cura di evitare determinati cibi se per il nostro fisico non sono indicati. Teniamo sotto controllo le intolleranze, tra i fattori scatenanti di fenomeni infiammatori ed evitiamo di sovraccaricare i visceri in modo da evitare il dolore dorsale.

Introdurre esercizio fisico e lo sport nella pratica quotidiana e, quando necessario, l’esercizio terapeutico in modo da utilizzare nello specifico i movimenti che possano contrastare il nostro specifico disturbo.

Non dimentichiamo il ruolo molto importante della respirazione.

Un corretto modo di respirare è salutare non solo per la nostra colonna ma lo è per il corpo nel suo insieme, sia dal punto di vista motorio che emozionale. I benefici della respirazione infatti, si ripercuotono non solo a livello muscolo scheletrico, ma anche di sistema intestinale, di sistema immunitario e aiutano a indurre rilassamento.

Apprendere l’arte della meditazione per lasciare andare i pensieri, l’ansia e lo stress, il concentrarsi sul respiro, sono buone abitudini che aiutano a sentirsi meglio. La postura infatti non è solo atteggiamento fisico ma anche emozione. Un dorso curvo potrebbe derivare da un atteggiamento di rassegnazione e depressione oppure di timidezza o chiusura. Studi scientifici dimostrano che una postura chiusa e ricurva diminuisce addirittura la produzione ormonale responsabile delle nostre emozioni positive. Assumere per pochi minuti posture in apertura può fare salire la concentrazione di testosterone e cambiare addirittura il nostro modo di affrontare la vita e la nostra capacità decisionale. Assumere posture in apertura, come quella di chi vince una gara per intenderci, può darci maggiore sicurezza e fiducia nelle nostre capacità e quindi migliorare l’autostima.

CONCLUDENDO, COME POSSIAMO CONTROLLARE IL DOLORE DORSALE?

E’ dimostrato che i muscoli di una colonna con curve non adeguate facciano un lavoro cinque volte maggiore rispetto a una colonna dove le curve fisiologiche siano rispettate.

Una volta che il fastidio si è manifestato possiamo metterci nelle mani di un fisioterapista esperto in modo che con la terapia manuale e con la terapia strumentale possa aiutarci nel controllo del dolore. Con tecniche mirate e specifiche può aiutarci a diminuire il dolore.

Per esempio, nel nostro studio, utilizziamo una tecnica specifica di Miofibrolisi, la stimolazione transcutanea puntiforme a livello locale, per indurre una grande produzione di endorfine, Oppioidi prodotti dallo stesso organismo in modo da modulare la sensazione fastidiosa e apprezzare una nuova sensazione posturale.

L’esercizio terapeutico mirato, un uso corretto del respiro e il rilassamento del muscolo diaframma, possono dare sollievo non solo dal dolore ma anche dallo stress e dalle patologie ad esso correlate.

Vi aspettiamo in studio per una Valutazione.

Per approfondimenti

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/dolore-parte-centrale-schiena-cause-rimedi/

La valutazione della postura. Quale vantaggio porta al paziente e come si svolge

PERCHE' FARE LA VALUTAZIONE POSTURALE?

La rilevazione dell'atteggiamento e dell'attitudine posturale hanno il beneficio, per le persone, di oggettivare la propria impronta posturale in quel dato momento ed in base a quella orientare il trattamento.

L'utilizzo delle foto nelle varie posizioni, la somministrazione dei test specifici e il loro confronto durante tutte le fasi del trattamento , sino alla sua conclusione, consentono di monitorare l'andamento delle cure, stabilire le priorità di trattamento, valutare quando il trattamento è terminato, rilevare i cambiamenti alla fine dell'esperienza fisioterapica proposta.

Vedere la propria postura è importante perchè le persone possano consapevolizzare un immagine di se in statica e in movimento, aprendo le porte alla motivazione e  al cambiamento.

Nessun può essere più motivato del paziente con dolore a cambiare e a re-imparare l'arte della manutenzione ordinaria della propria salute. Senza dare al paziente tutte queste informazioni non ci si può porre un obbiettivo.

Nessun protocollo funziona se non tiene conto della persona nel suo insieme, perchè le persone non sono numeri ma esseri umani. E proprio per questo meritano rispetto, ascolto e attenzione.

Da dove possiamo iniziare a far cambiale abitudini non salutari? Che cosa fa star male le persone?

I farmaci che si assumono, il cibo di scarsa qualità che si mangia, le relazioni tossiche a cui ci si abitua, portano alla lunga il nostro corpo e la nostra mente a dire BASTA!

Ed è questo che ci ha spronato negli anni allo studio e alla ricerca di soluzioni terapeutiche sicure, efficaci, affidabili.

Come possiamo definire la postura?

La postura ideale descritta nei testi, precisa, simmetrica, con spalle, collo, occhi, mandibola  e caviglie allineate, è una postura che non esiste e non può esistere nell'uomo per il semplice fatto che siamo esseri dotati di lateralità, siamo cioè destri, mancini o ambidestri.

Esiste al contrario una postura che riscontriamo nella realtà, che è quella che ognuno di noi ha in funzione del proprio vissuto, dei suoi traumi, delle sue esperienze, della sua lateralità, del suo scheletro e del suo sistema ormonale in generale.

La postura è la naturale posizione del corpo nello spazio, la posizione che gli consente di lavorare con il minimo sforzo. Se questa naturale posizione del corpo, diversa per ognuno, viene per qualche motivo modificata, il corpo non è più in grado di lavorare nel modo corretto e quindi alcuni distretti vengono sollecitati maggiormente rispetto ad altri.

E' molto importante sottolineare come le emozioni passino  nel nostro corpo e lo modifichino. Possiamo affermare per  questo che ogni emozione modifichi di conseguenza la postura. Se ci facciamo caso anche il contesto sociale può influenzare la postura, pensate alla postura delle persone quando stanno in chiesa o ad un funerale o al contrario alla postura dell'atleta che vince una gara.

Pensiamo a come l'emozione della rabbia modifichi  il corpo, come anche la voce,  il suo tono cambino e i gesti divengano più concitati. Ogni qual volta ci arrabbiamo, siamo imbarazzati, impauriti ecc., il nostro sistema nervoso  induce attraverso dei sistemi specifici,  una produzione ormonale specifica che entrando nel torrente sanguigno, per esempio, può causare chiusura dello stomaco e  una serie di reazioni a livello dei visceri, aumentando la sudorazione, il battito cardiaco,  aumentando la tensione muscolare.

E' proprio il sistema ormonale, attivato dal sistema nervoso ad indurci a cambiare un emozione. Il cortisolo, prodotto dalle ghiandole surrenali, posizionate sull'estremità superiore dei reni.

Quindi a postura è influenzata da molteplici fattori, essa rappresenta come si sta al mondo, la memoria delle emozioni provate, la somma delle percezioni che ci fanno interpretare la realtà che ci circonda.

La postura diventa anche un modo in cui si posiziona il corpo per non sentire il dolore, attraverso i cosiddetti adattamenti, che ci portano via via ad assumere posizioni antalgiche di cui nemmeno ci rendiamo conto.

La postura di per se non causa dolore, ma  il dolore può essere  dato dall'incapacità del corpo di adattarsi o anche conseguenza dell'adattamento.

QUANDO E' INDICATO FARE UNA VALUTAZIONE POSTURALE?

  1. Si hanno fastidi nel movimento e c'è difficoltà ad avere una escursione articolare che ci consenta di effettuare i normali movimenti della vita quotidiana.  Un alterato appoggio del piede che per esempio è piatto, può alla lunga ripercuotersi sull'articolazione dell'anca e causarne un alterato lavoro articolare che alla lunga porta ad artrosi a quel livello.In presenza di disordini dell'età evolutiva, quali scoliosi e paramorfismi scoliotici, risulta essere un'ottima base di partenza per impostare il trattamento soprattutto se il piccolo paziente porta gli occhiali o un apparecchio ortodontico.
  2. In presenza di disordini dell'età evolutiva, quali scoliosi e paramorfismi scoliotici, risulta essere un'ottima base di partenza per impostare il trattamento soprattutto se il piccolo paziente porta gli occhiali o un apparecchio ortodontico.
  3. Negli atleti che riscontrino movimenti poco fluidi e carichi distribuiti asimmetricamente nel corpo.
  4. Quando diversi recettori posturali siano stati coinvolti e il corpo abbia esaurito le capacità di compenso. Per esempio una distorsione di caviglia a cui si sia aggiunto in seguito un intervento chirurgico che abbia lasciato residua cicatrice patologica e una malocclusione dentaria. La presenza di dolore al mattino piuttosto che alla sera sono indice di coinvolgimento di recettori diversi.
  5. Quando è presente una alterazione dell'appoggio del piede, vale sempre la pena intervenire perché andremo a modificare i carichi sulle articolazioni soprastanti a partire dalle ginocchia sino ad arrivare per esempio alla base del cranio e agli occhi.
  6. Dopo la guarigione da un trauma o intervento chirurgico
  7. In presenza di sintomi viscerali o alterazioni respiratorie

Quando invece ci si accorge di non essere allineati e non si ha dolore, l'esame può essere fatto ma rimane da valutare nello specifico se fare un trattamento possa essere indicato, in quanto potrebbe alterare equilibri e adattamenti che il sistema nervoso ha creato per inibire il dolore.

IN CHE COSA CONSISTE LA VALUTAZIONE?

La valutazione posturale è innanzitutto un'osservazione del corpo nei quattro piani dello spazio. Già dall'orientamento delle bascule di bacino e spalle ci si fa un idea di quale può essere la progressione del trattamento e di quale possa essere il recettore o i recettori coinvolti e di conseguenza stabilire le priorità di trattamento. Queste saranno poi confermate da altri test.

Vengono posizionati nel corpo dei bollini adesivi, in specifici punti che rimangono invariati e che vengono chiamati punti di repere, in modo che nelle successive valutazioni vengano misurati i rapporti e le distanze fra questi punti e sia valutabile la variazione posturale. Questo rende l'esame oggettivabile e ripetibile.

Vengono fatte delle foto con piedi posizionati sempre alla stessa distanza, con uno sfondo quadrettato in posizione frontale, da entrambi i lati, posteriormente e dall'alto, tramite uno specchio allo scoliosometro, per vedere e valutare come il corpo è orientato nella tridimensionalità.

All'osservazione si possono riscontrare posture di diverso tipo che rilevano le capacità di compenso del corpo. Una postura che abbia  le bascule allineate è solo di riferimento ed è ideale.

In una postura armonica le varie bascule si bilanciano in un modo specifico, testa e spalle convergono.

Le foto frontali e la loro rielaborazione posturale, rilevano la severità della disfunzione e questa dipende dalla presenza di disarmonie posturali a livello biomeccanico e/o neurofisiologico.

Le foto fatte di spalle permettono di individuare la Verticale di Barrè che insieme ad altri test ci darà indicazioni  sulla Primarietà della disfunzione, cioè se la disfunzione parte dall'alto (occhio, ATM), dal basso (piede) oppure è mista.

Le foto laterali ci permettono di osservare se esiste un aumento o una diminuzione delle curve della colonna vertebrale e interpretare i dati in base all'appoggio dei piedi e della classe di occlusione dentaria, cioè per esempio quando in bocca la chiusura dei denti non è ottimale per sovrafollamento dentario, mancano dei denti, gli incisivi superiori sporgono oppure la mandibola è avanzata, oppure ancora c'è una deglutizione non adeguata e la lingua ha un frenulo linguale corto  o altre disfunzioni ancora.

Tutto ciò va poi correlato a diversi test di tipo posturale.

Test

TEST DELLA ROTAZIONE DEL CAPO

Posizionandosi posteriormente al paziente, mantenedo sempre la stessa posizione a braccia tese sulle spalle del paziente, andiamo a valutare quanto il capo ruota, da un lato e dall'altro.

La rotazione del capo può essere influenzata da molti fattori, una tensione muscolare anomala, un appoggio anomalo dei piedi, un blocco dell'articolazione sacro iliaca, una problematica posturale degli occhi, una malocclusione legata a disfunzione temporo mandibolare ecc.

Spesso la rotazione del capo può essere per questo modificata anche se il fisioterapista lavora in distretti lontani dal distretto cervicale.

TEST DI ROMBERG

E' un test utile per valutare la componente statica otolitica del Sistema Vestibolare, sistema  che controlla l'equilibrio.

Il paziente viene valutato in piedi, talloni uniti, per togliere il compenso propriocettivo e  con i piedi in apertura di 30 Gradi. Gli arti inferiori sono rilassati, si sollevano le braccia in avanti e si osserva la linea bipupillare e la direzione in cui ruotano le braccia, l'operatore si pone frontalmente al paziente per rilevare questi dati.

Si chiede di chiudere gli occhi e si osserva se avvengono delle modifiche di questa posizione rispetto al piano bipupillare (linea che attraversa le due pupille) e alla rotazione delle spalle. Il test è fisiologico se la linea bipupillare è inclinata a destra,  una rotazione del tronco dallo stesso lato dell'inclinazione del capo (evidenziata dall'estensione degli arti superiori), e una traslazione a sinistra del corpo, il bacino ruota quindi dal lato opposto per bilanciare. La traslazione è piccola. Se l'inclinazione della linea bipupillare dovesse essere a sinistra succede l'opposto.

TEST DI FUKUDA

Il paziente viene posizionato su un pannello di riferimento per misurare i gradi di rotazione

Utilizziamo questo test per valutare le asimmetrie di tono muscolare e valutiamo il riflesso nucale e come questo si trasmette  sugli arti inferiori.
Vengono effettuati 50 passi sul posto con un angolo di flessione di 45 gradi delle ginocchia mentre il paziente tiene gli occhi chiusi. Il test viene eseguito sia con il capo in posizione frontale, sia in rotazione destra e sinistra.

Con la testa in posizione frontale il paziente potrebbe ruotare di poco rimanendo in fisiologia se  ruota fino ad un massimo di 30 gradi e si sposta di molto in avanti, è indice di ipertono ai muscoli della catena posteriore.

Fisiologicamente, cioè quando il riflesso è normale, quando la testa ruota a destra il paziente ruota a sinistra e viceversa.

TEST DEI ROTATORI

Dopo aver effettuato un reset, facendo sollevare il bacino da supini, si valuta il grado di ipertono nei due arti inferiori che vengono tenuti rilassati. Tenendo presente questo test si procede col

TEST DI AUTET

Si utilizza il braccio del lato ipertonico del paziente e si posa la mano sulla spalla opposta per ottenere un input al di sotto della cerniera occipitale e valutare una problematica ascendente se il tono cala.

Si utilizza la mano del lato ipotonico sotto il capo per dare un input al di sopra di C0C2, per valutare una problematica discendente se il tono cala.

Se il tono dell'arto ipertonico cala in entrambi i casi la problematica sarà ascendente, saranno coinvolti i piedi, e discendente, quindi anche occhio e Articolazione Temporo mandibolare.

 

TEST DEGLI INDICI

E' un test neurofisiologico che utilizza le variazioni sulla simmetria del tono muscolare dovuta a varianti interne quali tensione sulla colonna, un cambiamento di appoggio podalico o variazioni del rapporto tra cranio e mandibola.

Il paziente tiene i piedi in posizione neutra e con gli occhi aperti e i denti non a contatto, solleva le braccia  con gli indici tesi. In condizioni fisiologiche , cioè nella normalità, possiamo assistere ad un livellamento della posizione degli indici oppure uno dei due può avanzare.

Tenendo questo test iniziale come riferimento, possiamo interrogare il corpo e annotare i cambiamenti di direzione degli indici che indicheranno al terapeuta dove porre maggiormente attenzione. Si osserveranno gli indici mentre il paziente flette, estende, inclina e ruota i capo per valutare la colonna cervicale e l'osso ioide. Si chiederanno movimenti con la lingua, l'apertura della bocca, il serramento o il primo contatto dei denti per valutare l'apparato stomatognatico (occlusione e lingua), i movimenti oculari per valutare quanto siano coinvolti i muscoli posturali dell'occhio. Si chiederà l'appoggio su un piede per volta per valutare quanto l'appoggio del piede incida sulla postura.

VALUTAZIONE DEGLI OCCHI.

Senza addentrarsi in valutazioni molto tecniche che implicano l'intervento di un'altra figura professionale specializzata, l'ortottista, in Posturologia valutiamo e facciamo un primo screening andando a valutare i movimenti oculari in tutte le direzioni  e la muscolatura posturale dell'occhio. Si va a valutare la convergenza delle pupille, avvicinando alla punta del naso molto lentamente, la punta di  una penna e andando a rilevare se entrambe le pupille convergono all'interno della radice del  naso. L'ipoconvergenza, cioè il difetto posturale che porta l'occhio a non riuscire a convergere  alla radice del naso, può interessare entrambi gli occhi.

In questi casi si interviene insegnando al paziente degli esercizi da fare a casa volti a stimolare questi muscoli deficitari. In miofibrolisi si sfrutta un trattamento di tipo riflesso tramite un magnete posizionato molto distante dall'occhio, in un punto di agopuntura preciso, che ha la funzione di stimolare il rilascio del muscolo retto esterno. Il magnete verrà tenuto a dimora per tutto il tempo della correzione che sarà nel lungo termine.

E' indicato utilizzare una tecnica di ipnosi chiamata saturazione sensoriale mentre si effettua il movimento di avvicinamento agli occhi,  andando a stimolare più parti del corpo tramite precise azioni del paziente, per indurre il muscolo retto esterno a rilassarsi. Un'altra importante stimolazione può essere data dai punti riflessi auricolari.

Altro disturbo oculare da tenere in considerazione è l'astigmatismo  in quanto, provocando inclinazione del capo da un lato, ed essendo priorità del sistema nervoso centrale mantenere l'orizzontalità dello sguardo, potrà influenzare la postura e quindi è suggerito correggerlo.

VALUTAZIONE DEI PIEDI

Viene fatta osservando posteriormente il paziente.

Si osserva il calcagno, la sua posizione rispetto al tendine di Achille e dell'asse che dal calcagno passa per il ginocchio e la piega dei glutei per valutare nell'insieme il ginocchio e la rotazione delle anche. Si passa ad un osservazione visiva anche frontalmente per valutare quanto il piede sia più o meno in appoggio sul pavimento o si trovi in una situazione di supinazione o pronazione, se sia presente alluce valgo o dita a griffe. Vengono osservati i calli, indice di un alterato carico a livello della pianta del piede e sulle dita.

Si valuta il paziente mentre cammina per valutare un eventuale piede a doppia componente, cioè un piede che non esegue un giusto srotolamento degli appoggi durante il cammino e pressuppone un tipico adattamento della colonna vertebrale.

Completiamo la valutazione dei piedi, quali recettori posturali, con un'osservazione dell'appoggio dei piedi al podoscopio e individuare piede piatto, cavo o normale nel suo appoggio.

VALUTAZIONE DELLE CICATRICI

E' importante controllare se sono presenti e se sono cicatrici dette tossiche. Le cicatrici possono provocare disturbi ai quali spesso non si pensa come per esempio l'aumento di peso, dolori ispiegabili. Essendo la pelle un importante recettore posturale, anche le cicatrici vanno valutate e testate perchè non tutte possono influenzare il sistema tonico posturale. Utilizziamo il test del polso di Nogier, che sfrutta un fenomeno arterioso chiamato VAS, il test del ghiaccio e il test Kinesiologico. Una volta individuata la disfunzione, la cicatrice va trattata e nel trattamento con  miofibrolisi utilizziamo diverse modalità, sia manuali che strumentali quali stimolatori puntiformi, coppette, ganci, magneti, nastri che portano importante giovamento a tutto il sistema posturale, non solo sulla cicatrice stessa.

VALUTAZIONE DELLA LINGUA E ARTICOLAZIONE TEMPORO MANDIBOLARE

L'occlusione dei denti si ripercuote a livello posturale, situazioni come mancanza di denti per esempio incidono sulla postura in maniera importante. In questo caso specifico anche la lingua sarà coinvolta in quanto ad ogni deglutizione andrà a occludere quello spazio ed avrà una deviazione anomala che si ripercuoterà a livello di catene muscolari andando a procurare squilibri dal collo sino ai piedi.

Possono essere presenti altre alterazioni quali   II e III classe dentaria, deviazioni mandibolari all'apertura della bocca, scrosci, blocchi articolari della mandibola, edentulie, deglutizione atipica, frenulo linguale corto.

In miofibrolisi possiamo essere di grande aiuto allo gnatologo, un dentista specializzato in occlusione e postura, in quanto possiamo lavorare sulla dimensione verticale dell'apertura della bocca attraverso il lavoro sulla muscolatura dell'articolazione temporo mandibolare, della muscolatura sovra e sottoioidea, della riarmonizzazione del complesso occipite atlanto epistrofeo. In questo modo ripuliamo il sistema da interferenze che possono causare, per esempio, un precontatto .

Tutti questi dati andranno raccolti e valutati nell'insieme. Sono importanti per avere un quadro generale dell'impronta posturale del paziente, aiutarci nello stilare un adeguato piano di trattamento e stabilire quali siano anche le priorità di trattamento. Per questo l'approccio di tipo posturale  non può essere uguale per tutti ma consente, nell'ambito di una fisioterapia specialistica, un'ampia gamma di scelte terapeutiche che accompagnernno il paziente nel percorso di allontamento dal dolore e ritorno alle normali attività di vita quotidiana, nel minor tempo possibile.

Tutti i test elencati, uniti a test di terapia manuale, possono essere ripetuti durante e alla fine del percorso e si può assistere anche ad importanti variazioni posturali quando si andranno a confrontare i dati raccolti. Il significativo miglioramento dei sintomi è  dovuto, in un alleanza terapeutica terapista paziente, sia al trattamento del fisioterapista, sia al lavoro che il paziente avrà cura di fare a casa.

L'esercizio terapeutico diventa essenziale per il mantenimento della salute osteoarticolare, quindi può e deve essere fatto anche al proprio domicilio, inizialmente come accompagnamento al trattamento per poi diventare una sana abitudine nel mantenimento del risultato.  Nel momento in cui  risulta difficile gestire da soli i fastidi è consigliato rivolgersi ad un professionista.

Arrivare ad una postura perfettamente allineata è impossibile e nemmeno lo ricerchiamo, ma a volte modificare anche di pochi gradi il nostro baricentro, cioè il punto dove cade tra i piedi il nostro centro