Dove Sono
Via Sassari, 7 Ittiri (SS)
Telefono
(+39) 3338534417
Inviami un messaggio
patrizia.marmillata@gmail.com
Orari di Apertura
Lun - Ven : 9:00 - 19:00

OCCLUSIONE E POSTURA, PERCORSI INTEGRATI

Quando si pensa alla bocca spesso ci si preoccupa dell’estetica, del sorriso, della forma più o meno grossa delle labbra, andando ad abbellire il sorriso con pearcing e brillantini sui denti. Spesso però questa modalità di pensiero mette a rischio la funzione dell’organo masticatorio e di tutto ciò ad esso correlato che è molto di più di un bel sorriso.

La funzione deglutitoria è garantita da ben 5 nervi cranici perché preserva la vita. Non è possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente proprio per questo.

Per questo nella linea evolutiva dei sistemi questo è un SOPRA SISTEMA, controlla tutti gli altri e non può essere vicariato da qualcos’altro. Quando questo sistema è in disfunzione l’errore che produce é veramente importante.

Infatti se è vero che possiamo vivere senza camminare, possiamo stare seduti su una sedia a rotelle, purtroppo anche tutta la vita, non possiamo non deglutire.

Continuando a leggere l’articolo spiegheremo perché è importante preservare l’organo masticatorio, come si valuta, in che modo può influenzare la salute e come possiamo intervenire in caso di problematiche.

CHE COSA SI INTENDE PER APPARATO STOMATOGNATICO

Per apparato stomatognatico e organo masticatorio non intendiamo solo i denti, ma l’insieme di lingua, guance, l’articolazione temporo-mandibolare (i menischi, i condili), la gola, la mucosa. A queste strutture si aggiungono i muscoli, che portano nella relazione corretta la mandibola e il suo condilo, il sistema neuromuscolare, tutta la muscolatura accessoria masticatoria quali i masseteri, temporali, pterigoidei, sottoioidei, digastrico, sternocleidomastoideo. Quindi ci troviamo di fronte ad una struttura abbastanza articolata e complessa.

Tutto questo sistema è comandato dal sistema nervoso centrale ed é fortemente influenzato dalla psiche. Le emozioni, tramite il nervo Vago, possono scaricare proprio a questo livello, lo stress, la rabbia che vengono convertiti in bruxismo e serramento incontrollati, soprattutto se notturni.

Tutte le funzioni precedentemente citate costituiscono un sistema che si inserisce in un organismo vivente, l’uomo, in cui tutti gli organi, il fegato, le ossa, i reni, il cuore ecc. lavorano in concerto per rendere possibile l’adattamento alla vita. La sopravvivenza è data dalla flessibilità di tutti gli organi che si aiutano per poter creare un adattamento. Tutto questo in relazione all’ambiente.

VALUTARE LA BOCCA E’ UN ATTO IMPORTANTE CHE FORNISCE MOLTE INFORMAZIONI E GUIDA UN TRATTAMENTO RIABILITATIVO.

Dell’apparato stomatognatico fa parte anche la lingua che è uno strumento comunicativo e, insieme alla muscolatura del viso, capace di comunicare non solo articolando il linguaggio ma anche le emozioni. Inoltre, attraverso la lingua sentiamo il gusto, assaporiamo i cibi e da essa dipende anche la nostra postura.

Capita di osservare nel feto all’interno dell’utero, l’atto di succhiare il dito. E’ questo un atto molto importante perchè in questo modo attiva il sistema di deglutizione e cosi facendo viene attivato il sistema delle membrane craniche.

Nella valutazione posturale di un paziente, la cosa principale che andiamo a valutare è la sua forma Può essere grande, piccola, di svariate forme. Chiediamo, per valutarla, di aprire la bocca e di farla uscire accompagnandola con un bastoncino. In questo modo osserviamo se sono presenti delle particolari  abrasioni o incisure sul bordo. Possono essere abrasioni rossastre, possono esserci le impronte della forma dei denti.
Questo  significa che la lingua sta sfregando da qualche parte e il motivo può essere ad esempio perché si ritrova ristretta all’interno della bocca o perché c’è una parafunzione o qualcosa che la disturba.

All’osservazione si possono notare sotto di essa i frenuli, piccoli legamenti ai quali prestiamo particolare attenzione. Se questi frenuli sono corti  ne impediscono il normale riposizionamento, questo risulta fondamentale, affinché il sistema del palato abbia una corretta informazione di mantenimento della sua forma. Infatti la lingua è un informatore morfogenetico del palato, cioè contribuisce a darle una forma soprattutto tra i sei e dieci anni di vita. Se la lingua  non si adagia bene sul palato, la forma sarà diversa, più stretta, più appuntita a seconda di quale è il suo vettore di posizione.

In una corretta deglutizione la lingua dovrebbe appoggiarsi dietro il bordo degli incisivi, sulle rughe palatali, nella zona dello spot retroincisivo. Fisiologicamente deve salire, il frenulo si allunga per permettere il posizionamento sul palato mantenendo la bocca semiaperta. Quando questo non succede, la lingua ha  un freno al suo percorso per via del frenulo troppo corto. E quando la persona apre la bocca, lingua rimane ferma.

Questo mal posizionamento porta ad una caduta della testa verso l’avanti, si manifesta una trazione muscolare anteriore della testa e non sarà consentito un allineamento ottimale del capo sul collo.

Per questo motivo si può mobilizzare il rachide cervicale, fare i massaggi e i trattamenti fasciali, allungare l’elevatore della scapola, gli Spleni ecc. fare terapia fisica ma il capo continuerà a cadere in avanti accompagnandosi a fastidi e dolore cervicale.

Il trattamento consiste nel tagliare il frenulo e fare una plastica, iniziare in seguito logopedia , evitando in questo modo la tendenza alla formazione di un callo cicatriziale e che il rachide cervicale nel lungo periodo torni alla situazione iniziale.
Tantissime cervicoalgie nascono da questo disturbo, non frequentissimo, ma recidivano per questo motivo e possono trovare una soluzione una volta che il frenulo ha trovato la sua elasticità.

Il frenulo corto andrebbe intercettato in tenera età ma arrivano in osservazione anche pazienti che hanno superato i 50 anni di età che non sapevano di avere questa interferenza posturale.
In passato le ostetriche tagliavano direttamente il frenulo alla nascita perché avevano capito che non consentiva l’allattamento ottimale. L’allattamento del bambino appena nato esercita la più ampia possibilità di movimento alla lingua, stimolando il riflesso di suzione. Non si può chiedere ad a un bambino appena nato di fare esercizi o muovere la lingua in un certo modo, il miglior esercizio è l’allattamento al seno che inoltre rende unica la relazione madre bambino.

Altra cosa da tener presente durante la valutazione è quanto la bocca abbia possibilità di aprirsi. L‘apertura ottimale della bocca è quella i cui il paziente è in grado di posizionare le sue tre dita fra gli incisivi riuscendo a mantenere la lingua o rilassata o appoggiata bene sul palato a seconda di cosa dobbiamo valutare.

Il posizionamento della lingua all’interno della bocca è veramente importante perchè influisce nel dare forma al palato e alla disposizione dei denti. Si osservano lingue, a volte, talmente incompetenti che, non solo sono incapaci di posizionarsi correttamente, ma che hanno modellato una struttura e una morfologia diversa del palato.

Una lingua interposta può creare aperture di morso, i denti si aprono e non vanno in contatto.

Altra cosa importante, considerare gli incisivi solo come denti che servono per afferrare e incidere il cibo, come ci hanno insegnato alle elementari, è riduttivo,  non è quella la funzione principale. Infatti essi sono dei veri e propri organi neuropropriocettivi e sensoriali all’interno della bocca e servono per dare al cervello l’informazione del movimento della mandibola.

Sono dei veri e propri organi di controllo di movimento  e della posizione della mandibola. Essi definiscono il controllo, il perimetro dove la mandibola può girare, muoversi. Ogni tanto nella masticazione si toccano e possono sfiorarsi ma non devono avere il contatto nella masticazione  abituale.

Quindi se si dovesse manifestare una malocclusione, un morso aperto come nella foto per esempio, la mandibola non riceve queste importanti informazioni.

La sensazione che si dovrebbe avere, quando si riposizionano i denti chiudendo la bocca, è quella che si chiuda il morso, sensazione data dal contatto degli incisivi. Il sistema nervoso, in questo modo, riceve l’informazione di fine corsa del movimento e la mandibola non ha più la necessità di dover andare avanti per cercarne la fine.

Per lo stesso motivo è importante sapere che se all’interno della bocca abbiamo impianti e corone un po’ troppo accentuate, l’informazione propriocettiva sarà alterata, sia per i precontatti che si sono creati, sia perchè abbiamo perso le informazioni propriocettive dei denti.
Se si perdono tutti i denti e si hanno impianti, si vive lo stesso, c’è comunque un adattamento del sistema, ma questo non è il massimo della raffinatezza del sistema informazionale propriocettivo, quando cioè il sistema lavora in modo ottimale.

Dobbiamo tener conto che ci sono anche i recettori mucosi, i recettori ossei, paradontali, articolari, ci sono un sacco di altre cose che compensano e informano il cervello su cosa fare durante la masticazione e le altre funzioni espletate all’interno della bocca. Però la più grande e raffinata sensazione di propriocezione della bocca è data comunque dagli incisivi.

Durante la valutazione chiediamo alla persona di tenere la lingua in modo naturale e controlliamo se la superficie è uniforme oppure ha frastagliature. In questo caso significa che spinge e si fa strada in mezzo ai denti.

E’ importante capire perché spinga. Può essere perché ha una  tensione anteriore o spinge perché ha una “scatola” più piccola di quello che dovrebbe essere. E potrebbe essere più piccola non solo perché è più stretta, ma può esserlo perché più bassa e quindi si è persa la dimensione verticale della bocca per esempio in presenza di protesi associata a retrazione delle gengive. Oppure è più stretta perché si possono trovare delle protesi troppo grosse rispetto a come dovrebbero essere.
Ci sono tanti fattori per cui la lingua può sentirsi stretta e in tal caso noteremo queste inflessioni. Questo fenomeno avrà delle ripercussioni non solo nella parte visibile della lingua, ma anche nel retrofaringe. Perché la lingua è un muscolo che anteriormente è visibile ma dietro ha tutta una muscolatura che arriva fino al retrofaringe.

Nella valutazione controlliamo che la deglutizione sia corretta e non avvenga in maniera atipica, cioè una deglutizione dove la lingua si appoggi sul palato oppure in avanti: dobbiamo staccare le labbra  con le dita e vedere se il paziente deglutendo utilizza il sistema orbicolare per deglutire, tende cioè a stringere le labbra.

Se il paziente utilizza il sistema orbicolare per deglutire significa che ha una deglutizione povera.

Anteriormente valutiamo la muscolatura lunga del collo, aderente alla muscolatura faringea, la muscolatura che si inserisce sull’Osso ioide, sottoioidea e quella sopra ioidea utilizzata nella deglutizione.

L’apertura e chiusura della bocca è gestita da due articolazioni poste ai lati del cranio poste sull’osso temporale. L’articolazione temporo-mandibolare è una diartrosi poiché dotata di capsula articolare, cartilagine, un disco e liquido sinoviale.

In apertura, per semplificare, il condilo si porta avanti con una traslazione e rotazione.
All’inizio del movimento, il condilo si accolla al suo disco in questo modo può scivolare lungo l’eminenza durante la traslazione.

Il tutto è movimentato da un insieme di muscoli, fra cui gli pterigoidei, masseteri, temporali.

Se dovesse esserci una relazione anomala di tutto questo sistema, il soggetto manifesterebbe difficoltà nella articolarità, un range ridotto di apertura della bocca o dolore.
Nella situazione in cui c’è una relazione non congruente fra disco e condilo, il disco deve subire uno spostamento anomalo producendo un rumore detto click.
Il click può manifestarsi in apertura e anche in chiusura della bocca. Quindi si manifesta un rumore doppio.

Altre volte può succedere che il disco sia così tanto in avanti rispetto al condilo, da impedire completamente il movimento della mandibola e non solo non ci sarà più rumore ma non ci sarà nemmeno l’apertura della bocca. Questa situazione particolare prende il nome di locking ed e si manifesta con un blocco articolare. Alle volte questa situazione diventa talmente cronica che tutto il tessuto retro laminare si riorganizza fibrotizzando e crea un tessuto pseudo discale posteriore. Questo consente un adattamento della funzione che dopo un po’ si sblocca da sola seppur consentendo minore apertura. Anche le fratture di condilo spesso, anche se non vengono operate, riparano, seppur con esiti cicatriziali, la funzionalità ritorna e il paziente ricomincia a masticare.

All’osservazione dell’apertura della bocca si possono manifestare delle traiettorie anomale della mandibola e il mento subirà una deviazione nell’apertura. In questo caso da un lato avremo una sublussazione della mandibola nel tentativo della persona di aprire la bocca.

La bocca ha una normale apertura che corrisponde a circa tre dita trasverse dello stesso paziente, se questo non è possibile significa che qualcosa a livello articolare o muscolare non funziona.

Il fisioterapista specializzato valuterà il tipo di blocco, differenziando se la causa è legata al tessuto muscolare e quindi ha un cedimento elastico, oppure una causa articolare, quindi un impedimento meccanico di tipo articolare che sta impedendo di superare l’apertura.

Durante la valutazione viene utilizzato il test di Ablazione,  posizionando due cotoni fra i denti. E’ un test attinto dalla kinesiologia applicata.

Il test serve per decondizionare o deparassitare il sistema posturale dalle interferenze patologiche della bocca facendo in modo che il paziente disoccluda questo recettore. Distanziando in questo modo i denti, l’articolazione temporo mandibolare, anche la lingua in qualche maniera trova una nuova collocazione con più spazio. Con questo test stiamo deparassitando il sistema, stiamo togliendo dal sistema tutte quelle informazioni che lo riguardano e per questo osserviamo che la postura e il movimento del capo possono cambiare.

Quando andiamo a valutare la persona dobbiamo considerare l’insieme che comprende la muscolatura del collo, la lingua, i denti, ecc. ma anche gli occhi che devono garantire l’orizzontalità dello sguardo. I muscoli estrinseci oculari fanno parte della catena posturale. Una perdita di questo allineamento dovuto per esempio ad astigmatismo, fa si che inconsciamente e automaticamente la testa si inclini e ruoti per garantire una corretta visione portando la muscolatura cervicale ad iperattivarsi con possibili ripercussioni sino ai piedi.

Una malocclusione può determinare una posizione anomala del capo, allora il sistema visivo di adatta modificando la posizione degli assi oculari. La modifica degli assi visivi induce una perdita di parallellismo fra gli occhi che sfocia in adattamenti della visione (eteroforie e/o eterotropie).

Eteroforie elevate possono a loro volta costringere il corpo a nuovi adattamenti, generando i cosiddetti torcicolli oculari.

Su 12 nervi cranici ben 5 nervi cranici controllano la fisiologia dell’apparato stomatognatico. E consideriamo che il trigemino è quello che soverchia su tutto.

Una raffinata coerenza di sistema fa in modo che non sia possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente. Questo è importante perché questi tre sistemi sono tre riflessi fondamentali per la vita e non possono essere associati fra di loro.

5 nervi cranici che comandano questa fisiologia e sono:
Il trigemino
Il nervo facciale
Nervo vago
Il glossofaringeo
Ipoglosso.

I muscoli che estrinseci che muovono gli occhi sono uniti embriologicamente e funzionalmente con i muscoli sotto occipitali, gli sternocleidomaistoidei e i trapezi.
I nervi dedicati alla  funzione dell’organo masticatorio agiscono sulla base  neurofisiologica del fascicolo longitudinale mediale, una via molto importante tra la parte superiore del midollo spinale ed il mesencefalo. Questo fascicolo dal mesencefalo si porta fino ai primi somi cervicali C1 C2 C3 e gestisce l’integrazione fra gli occhi, il trigemino i nuclei vestibolari, il nucleo accessorio spinale, quello del trapezio, dello sterno cleidomastoideo, dei muscoli suboccipitali ed il trigemino  cervicale e che innerva tutta la muscolatura paravertebrale. Un errore che nasce da questo sistema ha riverbero su tutto. Come si può ben intuire la fisiologia dell’insieme è abbastanza complessa, ma non preoccupatevi sono i tecnici che devono conoscerla per potervi dare il massimo del risultato.  

QUALE TRATTAMENTO QUINDI?

Dalla descrizione precedente si evince che per trattare un disordine temporo mandibolare bisogna affidarsi ad un fisioterapista specializzato in questo. Ma non solo. Essendo il corpo un sistema che si organizza adattandosi, è necessario un lavoro integrato da parte di più professionisti.

È inutile che come fisioterapisti tiriamo il collo alla gente, facciamo TECAR e tanto altro se tutto il sistema non viene riequilibrato. Possiamo mobilizzare, rivascolarizzare, liberare i muscoli cervicali ma se il sistema riflesso posturale, che comprende anche l’appoggio podalico, gli occhi, la lingua, il sistema vestibolare, occlusale non sono in corretto riflesso di rotazione automatica, i risultati saranno limitati e sarà più facile avere recidive.

Allo stesso modo un dentista non dovrebbe limitarsi solo a sistemare un occlusione ma inserire una adeguata terapia miofunzionale e delegare un giusto programma di fisioterapia specifica che riporti la funzione muscolare e articolare, per evitare le recidive e ottimizzare i risultati del suo lavoro.

Per questo mi avvalgo della collaborazione di altre figure quali la logopedista, lo gnatologo, l’ortottista che rendono migliore la risposta al trattamento.

PROTRUSIONI ED ERNIE CERVICALI, COSA SONO E COME INTERVENIRE.

La discopatia cervicale è una patologia del disco intervertebrale che va incontro a fenomeni di disidratazione delle sue componenti, diminuzione della sua resistenza alle sollecitazioni funzionali e negli stadi più avanzati, ad un assottigliamento e riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra.

TUTTE LE DISCOPATIE E LE ERNIE PROVOCANO DOLORE?

Continua a leggere l’articolo e risponderemo ai tuoi dubbi.

Leggendo una risonanza magnetica, fra i vari termini incomprensibili ai comuni mortali, potremmo scoprire di avere delle ernie o protrusioni e comunque non avere nessun dolore che riporti il sintomo a quell’ernia.

Avere questo referto non implica per forza presenza di dolore, potrebbe essere normale.

Una degenerazione discale, con l’avanzare degli anni è reperto comune legato all’invecchiamento, è un po’ come l’avere i capelli bianchi.

Ma se l’ernia fuoriesce in prossimità di una radice nervosa, allora può manifestarsi dolore in quanto la radice del nervo potrebbe risultare compressa.

Quando valutiamo un paziente non incontriamo un ernia, ma incontriamo Maria, Giovanni, Francesco.

Ognuno con una storia diversa e con la sua particolare personalità.

Smettere di incontrare solo diagnosi e portare attenzione alle persone porta sicuramente verso un approccio più integrato alla persona.

CHE COSA COMPORTA AVERE UNA COMPRESSIONE RADICOLARE?

DOLORE: sia locale che a distanza nei casi più importanti, per esempio dal collo alla mano

FORMICOLIO: si manifesterà nel territorio di innervazione con un andatura caratteristica, per esempio interessare pollice, indice e medio nel caso del nervo mediano.

PERDITA DI FORZA E PARESTESIA: compaiono con l’evoluzione dei sintomi, segno che la sofferenza è di grado avanzato.

 

ERNIE DEL DISCO E PROTRUSIONI CERVICALI

La posizione e la fisiologia di alcune vertebre cervicali fa si che abbiano una maggiore predisposizione a sviluppare ernie e protrusioni in quando adiacenti a segmenti più rigidi della colonna. In questi distretti, dove il il sovraccarico funzionale è maggiore, può succedere che siano costretti  a muoversi più del dovuto. Può succedere che il movimento non venga svolto nella sua globalità, coinvolgendo  per esempio anche la colonna dorsale, lo sterno, la gabbia toracica, la respirazione, nel  movimento della colonna cervicale. I carichi non vengono distribuiti fra più articolazioni come dovrebbe succedere in fisiologia.

Nel caso specifico del rachide cervicale possiamo spesso osservare una postura col capo anteriorizzato. In questo caso il movimento viene concentrato alla parte alta, sotto la nuca, in corrispondenza di C2-C3 vertebre cervicali rendendo questa parte più vulnerabile.

Per questo nel nostro intervento dedichiamo un attento lavoro di miofibrolisi e terapia manuale alla cervicale alta, Occipite, Atlante, Epistrofeo, per portare rilassamento ai piccoli muscoli suboccipitali, regalando la sensazione di sentirsi allungati e di  migliorare l’acuità visiva.

Questi muscoli sono infatti collegati ai movimenti oculari ed entrano in gioco ogni qualvolta dirigiamo lo sguardo verso un obbiettivo.

 

QUALI SONO I DISTRETTI CERVICALI PIU’ SOGGETTI AL RISCHIO DI SVILUPPARE ERNIA?

I segmenti cervicali più soggetti a sviluppare ernia discale sono i primi e gli ultimi, ossia C2-C3 e C5-C6 e C6-C7.

Questo accade perché queste vertebre si trovano al confine con i segmenti rigidi di C0-C1 ed il tratto dorsale. Proprio per questo si muovono di più compensando la rigidità dei segmenti adiacenti.

Se la colonna dorsale diventa per qualche motivo più rigida questi compensi crescono e coinvolgono anche i muscoli che potrebbero risultare irrigiditi e corti oppure, stirati e lunghi a seconda dell’atteggiamento posturale che ne consegue.

Per questo in terapia manuale osteopatica interveniamo studiando non solo l’atteggiamento posturale, ma anche come rendere più funzionale il movimento che ne consegue invece di concentrarci  sull’ernia che alla fine è solo il risultato di questi adattamenti.

L’ernia infatti è solo la conseguenza di compressioni, tensioni muscolari anomale, posture prolungate nel tempo e movimenti ripetuti nel lungo periodo.

La prevenzione è fondamentale, allo stesso modo in cui, dopo una visita dal dentista continuiamo costantemente a lavare i denti, dovremo adottare una corretta igiene posturale e uno stile di vita che ci porti a rimanere in salute.

 

COSA SI INTENDE PER IGIENE POSTURALE?

In riferimento al tratto cervicale:

La curva cervicale, definita lordosi, si può perdere dopo un tamponamento. In questo caso viene segnalata come perdita della fisiologica lordosi o rettilineizzazione del segmento in esame.

Dovremo aver cura di mantenere la curva cervicale il più possibile , sia da seduti che in movimento in modo che i carichi sui muscolari e sul disco intervertebrale siano distribuiti in maniera idonea.

Facciamo in modo di mantenere anche la lordosi lombare in condizioni ottimali, in quanto le due curve sono legate e per una serie di tensioni legamentose, al variare dell’una l’altra  segue il movimento dell’altra che risponde adattandosi.

Adesso portate l’attenzione a come state seduti, a quanto tempo tenete gli occhi su un monitor o sul cellulare, da che lato tenete flessa, ruotata o sollevata la testa. Fatelo ora e prendetene consapevolezza.

Se avete queste abitudini e se le avete da lungo tempo non è strano che arrivino dal corpo segnali di dolore. Tensioni dietro il collo, alla nuca o lateralmente ad esso, mal di testa, sono segnali di cui tener conto. Iniziate con l’assumere posizioni confortevoli, il beneficio che ne trarrete sarà quello di avere una colonna più performante e starete bene più a lungo.

E, poiché al movimento di un distretto della colonna ne corrisponde un’altro su un altro punto del corpo, non bisogna meravigliarsi se l’attenzione del fisioterapista attento, non sarà solo focalizzata solo sul tratto cervicale, ma anche a quello lombare e ad altri distretti che apparentemente sono privi di dolore o correlazione.

Spesso l’attenzione del paziente è focalizzata alla rigidità dei muscoli posti dietro il collo, è proprio lì che sente rigido, e toccandosi è proprio li che sente dolore. La sua richiesta è quella di chiedere un massaggio proprio in quella zona, perché qualcuno gli ha detto che è tutto contratto. Alcuni pazienti quando non ottengono questa attenzione pensano che il loro dolore non venga preso in carico, non si sentono ascoltati, perché non vengono toccati proprio lì, dove sentono il dolore.

Se vi rispecchiate fra questi pazienti è ora di sfatare questo mito.

E’ normale che siamo rigidi e contratti dietro il collo quando la testa è troppo portata avanti.

La muscolatura posteriore sta facendo del suo meglio per sostenere la caduta della testa in avanti. Questo accade perché la muscolatura anteriore e stabilizzatrice è debole oppure sta essendo troppo corta sta portando il collo in avanti.

Anche il nostro modo di respirare potrebbe coinvolgere i muscoli cervicali a fare un lavoro che per loro dovrebbe essere secondario, la respirazione accessoria. Problematiche respiratorie costringono questi muscoli ad un super lavoro in quanto il diaframma, muscolo principale della respirazione, non viene utilizzato appropriatamente. Questi pazienti nemmeno si rendono conto di non avere una adeguata fisiologia respiratoria. Un esempio sono i pazienti asmatici o che abbiano una storia di ansia e stress.

Ecco perché diventa importante rivolgersi a, uso una parola che ora va molto di moda, un coach del movimento e del dolore, qualcuno che faccia da guida per portarvi da uno stato di fastidio e dolore a uno dove invece possiate sentirvi bene: il fisioterapista. Conoscendo la fisiologia del movimento, è in grado di indirizzarvi verso la giusta cura e prevenzione.

COME CURARE UN’ERNIA CERVICALE?

Prima di tutto dobbiamo essere certi che la sintomatologia sia dovuta proprio all’ernia, abbiamo necessità di una diagnosi.

In tal caso abbiamo due strade:

  • approccio fisioterapico conservativo, terapia manuale, esercizi, terapia fisica strumentale al bisogno
  • approccio chirurgico invasivo, quando il trattamento conservativo non sia risultato efficace e la situazione rischi di danneggiare i tessuti, in particolare il nervo.

LA NOSTRA PROPOSTA DI TRATTAMENTO PER L’ERNIA CERVICALE

Il nostro obbiettivo è quello di riportare la colonna in un range tollerato di movimento, quello entro il quale il dolore non si manifesta.

Una disfunzione del movimento può essere tra le cause di sviluppo dell’ernia.

 

NON UNA SEDUTA PER TOGLIERE LA CONTRATTURA MA UN PERCORSO.

Quando decidiamo di fare ortodonzia e il dentista posiziona l’apparecchio in bocca richiede tempo per migliorare l’occlusione. Abitudini e stile di vita consolidate nel tempo richiedono per questo più attenzione e perseveranza.

In primo luogo si lavora sulla riduzione del dolore, individuando le direzioni che lo attenuano e con tecniche di terapia manuale e riflessogeno che aiutino a questo scopo.

Per non irritare una zona già notevolmente compromessa è probabile che questa non venga nemmeno toccata e che si lavori a distanza per corrispondenze. Per questo i nostri trattamenti sono indicati anche in fase acuta, sapremo come aiutarvi anche in questi casi e in caso di necessità, invitati a rivolgervi al medico.

Per trattamento a distanza non intendiamo  che interveniamo con la forza del pensiero o con il REIKI per intenderci, ma ci riferiamo al trattamento di zone adiacenti e limitrofe, correlate a quelle dolorose, che consentono comunque di alleviare i sintomi.

Se indicato, si può utilizzare anche la terapia fisica strumentale.

QUANDO SI INTERVIENE CHIRURGICAMENTE

In prima battuta in presenza di dolore cervicale si tentano sicuramente tutti i trattamenti non invasivi, dai farmaci alla fisioterapia. Se non si ottengono risultati sarà il chirurgo a decidere modalità e tipo di intervento con l’obbiettivo di decomprimere l’ernia.
L’intervento rimane l’ultima modalità di intervento anche perché, come tutti gli interventi, può lasciare aderenze cicatriziali, per cui è bene affrontarlo solo nei casi gravi in cui l’ernia o più ernie possano compromettere il nervo e il midollo spinale.

IN CHE MODO POSSIAMO CONTRASTARE LA FORMAZIONE DI UN ERNIA CERVICALE?

La prevenzione rimane sempre la miglior cura, una posizione adeguata di tutta la colonna nelle attività della vita quotidiana può aiutarci. Sono i movimenti ripetuti in maniera scorretta e le posture mantenute a lungo nel tempo a mettere a rischio la mobilità e la funzionalità dei singoli segmenti vertebrali.

Ore passate in ufficio, da seduti, in rotazione magari verso lo schermo del computer e con l’aria condizionata che batte sulle spalle di sicuro non aiutano.

I dischi della colonna lombare e cervicale vengono sollecitati maggiormente dalle posizioni che le costringono in flessione, come l’uso continuo di tablet e cellulari, o attività lavorative che costringono a tenere il capo inclinato e flesso come per esempio fanno i parrucchieri.

L’astigmatismo, se non corretto, è un’altra predisposizione in quanto costringe il capo ad un orientamento in inclinazione e rotazione per mantenere quella che è una priorità per l’essere umano:  lo sguardo orizzontale.

Basta portare l’attenzione a piccoli dettagli posturali per poter svolgere queste attività senza farsi male.

Per esempio posizionare un PC o cellulare all’altezza degli occhi può essere sufficiente per evitare fastidiosi dolori cervicali o attacchi di nausea e vertigine.

Se ci fate caso possono comparire dopo aver passato anche pochi minuti in una posizione non funzionale.

Utilizzare una sedia con lo schienale dritto e un supporto lombare aiuta a tenere anche la colonna cervicale in una posizione più funzionale.

Sedetevi sugli ischi piuttosto che sui glutei, con degli esercizi propriocettivi, che potrete imparare in studio, potrete riconoscere senza fatica, queste posizioni anche quando vi troverete a non avere un appoggio per la schiena.

Adottate una sana igiene posturale, introducete nella pratica quotidiana qualche esercizio per tenere lontano il dolore. Se lavarsi i denti tutti i giorni è pratica comune, così deve diventarlo anche l’esercizio in modo da mantenersi in salute più a lungo.

Gli esercizi non sono uguali per tutti, l’esercizio adatto per Mario potrebbe essere quello che a Francesca fa aumentare il dolore.

Per questo vi invito a rivolgervi al fisioterapista di fiducia per studiare insieme le soluzioni  più adatte  al vostro caso.

Vieni a farlo con noi, ti aiuteremo nel percorso per togliere il dolore e soprattutto di daremo gli strumenti per prevenirlo in futuro.

 

Come scegliere il cuscino adatto?

Quante volte ti sei svegliato e guardando il cuscino hai pensato di cambiarlo?

Capita spesso che un paziente chieda consiglio su quale posizione adottare per il sonno, su quale sia il materasso o il cuscino giusto. Condizionamenti, credenze e falsi miti, ci portano spesso su acquisti non proprio funzionali al nostro benessere spostando il nostro focus dalla vera causa: ciò che veramente ci provoca dolore.

Continua a leggere l’articolo e acquisisci consapevolezza sul tuo essere consumatore di prodotti che talvolta non sono risolutivi del tuo problema.

In che posizione si deve dormire?

Certo ci sono delle posizioni consigliate per alleviare il mal di schiena o il male al collo, o alle anche. Ma avete mai provato a costringervi in un unica posizione durante il giorno? Siete costretti a continui aggiustamenti perchè dopo un po’ non vi trovate comodi o a vostro agio.

Ho provato su di me a stare attenta alla posizione durante il sonno, rimanere con un cuscino fra le gambe e stare attenta tutta la notte a rimanere in una posizione specifica. Sapete il risultato? Una notte insonne. E questo è normale, come possiamo stare vigili la notte quando ci riesce difficile farlo anche durante il giorno?

Siamo stati programmati per muoverci anche durante il sonno. Se avete avuto esperienza di accudire persone allettate, quindi costrette ad assumere la stessa pozione a letto o sedute per ore. Non passa molto che iniziano a presentarsi arrossamenti sulla cute e alla lunga questi diventano piaghe.

Questo è dovuto a pressioni locali nei tessuti mantenute per troppo tempo. Infatti è vivamente consigliato spostare e cambiare posizione i pazienti almeno ogni due ore. Quando invece non abbiamo patologie motorie e siamo in salute, il corpo ha un’intelligenza innata, lo fa da solo. Non esiste motivo di rimanere a lungo in una posizione in cui non si è comodi. E questo diventa ancora più evidente quando si ha un qualche dolore muscolo scheletrico, ci si muove ancor di più alla ricerca della posizione di sollievo e il sonno ne risulta disturbato. Il dolore infiammatorio si fa più acuto proprio di notte.

Ecco allora che cerchiamo una causa esterna ai nostri mali. E’ colpa del cuscino e del materasso. Che ovviamente erano gli stessi anche prima della comparsa dei dolori. E inizia la partecipazione a riunioni per vendita di materassi e cuscini e ovviamente ormai li acquistiamo e ormai li abbiamo collezionati tutti. Risultato: l’unica cosa che si è alleggerita non sono i dolori, ma il portafogli.

 

Giustamente non si pensa a quanti e quali cuscini adottare e per quale posizione.

E d’altronde, come potrebbe funzionare un cuscino standard per tutte le forme di cervicale che negli anni si sono adattate alla vita della persona che ha dolore?

Chi ha un dorso curvo come potrebbe stare bene senza cuscino o con cuscino basso? E se dormo di fianco come può essere confortevole appoggiare la testa su un cuscino basso o addirittura senza cuscino?

Mi capita spesso di dormire in albergo per lavoro e ho potuto sperimentare di tutto, proprio sulla mia pelle. Sono arrivata alla conclusione che su di me l’ottimale è un cuscino di piume da modellare a seconda della posizione che assumo. Questo per me è il top.

Mettiamo il caso però, che una persona sia cardiopatica, o soffra di problemi respiratori, o di reflusso gastro-esofageo. Il problema sarà diverso, perchè sarà necessario dormire in una posizione semi seduta.

Di norma, un cuscino basso, che arrivi all’altezza delle spalle, che dia un buon sostegno è in grado di sostenere i muscoli. Questi ricevono un segnale: devono rilassarsi. I recettori dei muscoli interpretano questo segnale e cedono, si lasciano andare. Un po’ come quando sentiamo tensione cervicale, se poggiamo gli avambracci sui braccioli di una poltrona, i muscoli si accorciano e iniziano a rilassarsi.

Come avrete capito la scelta del cuscino non è semplice e chiedere consiglio al proprio fisioterapista diventa una buona idea, perchè ci saprà aiutare ad analizzare la nostra problematica, la nostra postura, indirizzandovi verso la scelta giusta per noi, a seconda delle abitudini del vostro sonno.

Anche il variare della nostra condizione clinica può influire sulla scelta del cuscino, che potrebbe essere inizialmente più alto sino a divenire nel tempo più basso.

 

Che cosa allora provoca dolore e rigidità al mattino se non è colpa del cuscino?

Per esempio la presenza di alterazioni o disfunzioni del rachide cervicale e diversi sono i fattori che possono causare dolore, ernia del disco, presenza di osteofiti, artrosi a livello dei segmenti cervicali, tutto ciò puç portare a mal di testa, sensazione di stanchezza alle guance, rigidità e difficoltà nel movimento. Questa serie di sintomi, dati da strutture diverse, hanno in comune una non adeguata vascolarizzazione che porta a un minor afflusso di nutrienti e ossigeno ai tessuti interessati.

Inoltre, diminuendo l’apporto di scambi cellulari le sostanze di scarto rimangono in loco continuando ad alimentare il processo infiammatorio.

Quando ci alziamo al mattino la rigidità è più importante e man mano che ci muoviamo i muscoli, hanno un maggior apporto di sangue e si inizia a stare relativamente meglio.

Di notte, visti i movimenti limitati, il dolore si farà di nuovo sentire, in quanto è proprio col movimento che il liquido sinoviale, il nostro lubrificante naturale, lubrifica le articolazioni e la circolazione rallenta perchè ci muoviamo di meno.

E’ quindi normale, sentirsi più rigidi al mattino e sentire che via via i sintomi migliorano col passare delle ore.

Concludendo quindi, se abbiamo dolore durante la notte o al mattino, cosa bisogna fare, che cuscino, che materasso possiamo usare?

E’ preferibile non porre il focus sul materasso e cuscini ma piuttosto controllare il proprio stile di vita. Per esempio, quali sono le nostre abitudini prima di andare a dormire? Siamo soliti usare tre cuscini per due tre ore incollati al cellulare? Oppure utilizziamo a lungo un appoggio della cervicale sul bracciolo del divano? Forse è arrivato il momento di sfatare i miti su cuscini e materassi e farsi aiutare da un fisioterapista a fare il punto sulla propria situazione articolare e su come ci si possa liberare dei propri disturbi gestendo il proprio corpo in maniera differente.

La soluzione potrebbe arrivare stilando insieme al fisioterapista un programma terapeutico che accompagni dalla fase acuta, levando inizialmente il dolore, sino alla riprogrammazione del movimento e al consolidamento dei risultati ottenuti.

Diverse sono le modalità di intervento e variano a seconda dei casi, si può spaziare dalla terapia manuale, all’utilizzo della terapia fisica ma anche l’esercizio terapeutico e il cambiamento dello stile di vita.

Per questo si rende necessaria una valutazione della persona a 360° in modo da poter essere più precisi ed efficaci e andare verso il benessere.

 

Per ulteriori approdondimenti:

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/cervicale-sonno/