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CELLULITE, NON SOLO INESTETISMO MA PROBLEMA DI SALUTE.

L’estate si avvicina e ci si accorge che forse non ci si sente al massimo della forma. Se a vent’anni il massimo del fastidio che la cellulite poteva darti era quello di non essere a proprio agio in bikini, ora passati i 40, i 50 anni, quello che  disturba è la pesantezza delle gambe, il loro gonfiore e il dolore  che si manifesta in seguito alla compressione.  Dolore che si presenta  anche quando  si fa la ceretta.
Se ti ritrovi ad avere questi disturbi continua a leggere, potresti avere una condizione patologica chiamata PANNICULOPATIA EDEMATO-FIBRO-SCLEROTICA, meglio conosciuta col nome di CELLULITE.

 

L’edema legato alla pannicolopatia, o cellulite, è un edema ciclico che si manifesta  ogni mese nel periodo premestruale ed è legato agli estrogeni che portano ad una ritenzione di liquidi nel corpo.
L’aumento degli estrogeni porta ad un aumento della permeabilità del sistema linfatico,  dei vasi sanguigni e porta ad un aumento dell’edema interstiziale, la zona dove il piccolo capillare venoso e il piccolo capillare arterioso si incontrano e il sangue, carico di scorie e che deve ossigenarsi, viene convogliato dalle vene  verso il cuore. E’ in questo spazio che l’edema inizia a depositarsi.
Inizialmente l’edema é più liquido, si trova in stato di SOL,  col passare del tempo aumenta di  densità, fino a diventare gelificato e infine fibroso.
Questa condizione  porta la classica   depressione della pelle e compressione dei tessuti, la pelle  che assume un aspetto a buccia d’arancia.
In gravidanza a causa della pressione del feto sui vasi linfatici dell’addome, l’edema sulle gambe può peggiorare.
QUALE TIPO DI DONNA E’ PIU’ COLPITA DALLA CELLULITE?
E’ la struttura del corpo che determina la distribuzione della cellulite.
Le donne con una conformazione più ginoide, che presentano più grasso nelle gambe, nei glutei, hanno più difficoltà nel ritorno venoso e hanno un’alterazione circolatoria peggiore.
In questo biotipo è presente una maggior quantità di estrogeni che favoriscono l’edema.
Le donne che invece sono del biotipo androgenico, presentano meno estrogeni e più testosterone, hanno per caratteristica più grasso centrale che ha meno relazione con la cellulite.
Per questo le donne ginoidi sono le più colpite dalla cellulite.
Il biotipo senza cellulite presenta una distribuzione di grasso più equilibrata nel corpo.
ANCHE IL TIPO DI PELLE INFLUISCE SULLA CELLULITE
Possiamo osservare nelle donne diversi tipi di pelle. La pelle può essere più dura e compatta, la cellulite sarà più dura e compatta.
Una donna con  pelle flaccida, che in Europa è più tipica, presenta cellulite flaccida.
Le donne che presentano più grasso nelle gambe e nei glutei hanno più problemi nel ritorno venoso. Queste sono donne dove c’è maggior quantità di  estrogeni.
Possiamo classificare la cellulite in base alla consistenza più o meno compatta o flaccida:
grado 1        non si nota alterazione
Grado 2       si nota edema e  irregolarità della pelle,
Grado 3       alterazione del tessuto con depressioni fibrose
In Europa è più tipica la cellulite flaccida.
VALUTAZIONE
È importante fare una adeguata valutazione per impostare il trattamento. La  persona viene valutata in stazione eretta, con i piedi paralleli,   rilassata, non ci devono essere contrazioni muscolari. Vengono analizzate le diverse regioni, dove possiamo  rilevare diversi gradi  di cellulite contemporaneamente. Ed è importante adattare  Il trattamento  al grado della cellulite in quella regione.
Un articolo del 2022, scritto dalla miglior referente al modo, la dermatologoa Dori Hexsel, dice che la cosa più difficile da trattare  della cellulite sono i setti fibrosi che portano a un problema estetico, sono quelli che la persona vede  e vuole  risolvere. E i  setti hanno una relazione importante con la fascia ed il muscolo.
I Setti si trovano fra il grasso e  portano una trazione che si manifesta con  una depressione nella pelle.
CARATTERISITICHE DELLA CELLULITE
  •  Aumento dello spessore del tessuto sottocutaneo
  • Aumento della consistenza
  • Sensibilità dolorosa
  • Diminuzione della mobilità nei tre piani della pelle dovuta alla trazione fibrosa dei setti.
LA FISIOTERAPIA DERMATO FUNZIONALE
La Fisioestetica, o fisioterapia dermatofunzionale, è una scienza che tratta gli inestetismi tramite strumenti e mezzi  e metodiche fisioterapiche.
Con la fisioterapia dermatofunzionale si favorisce la rigenerazione cutanea e il ringiovanimento dei tessuti interessati.
Tra le tecniche più utilizzate c’è la radiofrequenza (Tecarterapia), la quale mediante la produzione del calore, si previene l’invecchiamento e  si detossifica la pelle.
Cos’è la radiofrequenza o TECARTERAPIA in Fisioestetica?
Si parla di segnali elettromagnetici che generano calore mentre attraversano i tessuti. L’effetto termico porta vasodilatazione, promuovendo così la circolazione sanguigna, l’apporto di ossigeno ai tessuti e riducendo la ritenzione idrica.
Benefici della Tecar in Fisioestetica
Con la tecarterapia o radio frequenza, viene prodotto del calore che raggiunge i vari tessuti.
-A livello del derma, viene stimolata la produzione di nuovo collagene di nuove fibre elastiche e glicosaminoglicani, fondamentali per avere una pelle giovane soda e tonica.
-A livello dell’adipe (ipoderma), si verifica un aumento del microcircolo e una diminuzione dell’accumulo dei liquidi, ciò comporta fra gli effetti, un miglioramento della cellulite.
In conclusione, la Tecar è uno strumento efficace in ambito estetico oltre che terapeutico in quanto è in grado di accelerare i processi rigenerativi naturali dell’organismo.
Con essa è possibile migliorare  diversi problemi estetici quali: cellulite, smagliature, rughe.
TRATTAMENTO DELLE PANNICULOPATIE
Il trattamento della cellulite è un trattamento per la vita. Se a vent’anni viene visto come un problema estetico dal paziente poi con l’avanzare dell’età, magari dopo la gravidanza, con l’aumento del peso, diviene sempre meno un problema estetico per la donna in quanto si inizia ad avere fastidio e dolore. Questo perché la cellulite nel tempo tende a peggiorare  accompagnandosi a dolore.
La cellulite non è solo un problema estetico ma è un problema di salute.
La cellulite è un problema che si manifesta in superfice,  non in  profondità, il trattamento deve tener conto di questo.
ll linfodrenaggio è molto importante  come trattamento, ed eseguito in maniera corretta, da la sensazione di ricevere carezze, proprio perché i vasi linfatici sono molto superficiali. Ma questo trattamento non è adatto a tutti i tipi di cellulite in quanto non migliora la fibrosi, non migliora i  setti che danno il fastidioso aspetto a buccia d’arancia. Lo scopo del drenaggio linfatico è quello di migliorare  il microcircolo e per migliorare la tensione dei setti , in un percorso mirato, possiamo associare altre terapie.
Alla base del trattamento della cellulite c’è il movimento.
Si è visto che la cellulite è legata ad alterazioni posturali che influiscono sul ritorno venoso,  non è possibile trattare una cellulite senza trattare prima la postura e le tensioni fasciali e muscolari anomale.
La cellulite è una patologia che non può essere arrestata e quindi nel tempo bisogna fare regolarmente esercizi.
In prima battuta sono molto utili le terapie strumentali come per esempio la TECAR TERAPIA.
Se ho la cellulite dura e una pelle con molta fibrosi ho bisogno di lavorare con una temperatura bassa in modo da rilassare i setti.
Si possono fare due sedute alla settimana e avere dei buoni risultati già dopo sei sedute.
Se invece  la cellulite è flaccida ho bisogno di stimolare la produzione di collagene  e aumentarne la densità, quindi  la temperatura in questo caso deve essere più alta. Questo trattamento provoca una reazione infiammatoria tessutale per cui le seduta successive verranno   distanziate di una settimana.
I migliori risultati si sono visti associando terapia manuale e TECAR TERAPIA.
Le ONDE D’URTO sono considerate il miglior trattamento per la cellulite.
CONCLUSIONI
Per la cellulite serve una terapia rivolta alla mobilità, all’allungamento, una terapia di tipo posturale.
Gli esercizi  sono specifici  per la cellulite, devono stimolare le stazioni linfatiche in modo da attuarne una spremitura e favorire il ritorno venoso e linfatico verso la parte centrale del corpo.
Una parte  del corpo da non trascurare sono i piedi, la loro pianta è ricca di capillari venosi e arteriosi e un appoggio alterato può portare ad una camminata che impedisce un corretto ritorno venoso con conseguente stasi linfatica.
La terapia manuale, soprattutto con l’utilizzo di strumenti drenanti e vascolarizzanti, ben si sposa con la terapia fisica per garantire il miglior effetto linfatico, sul ritorno venoso e per combattere la formazione dei setti.
Per questo le nostre proposte di trattamento tengono conto di tutte queste possibilità anche con percorsi mirati in fisiopalestra.
Non aspettare ancora, PRENOTA OGGI STESSO IL TUO PERCORSO PERSONALIZZATO.
A cura di
Dott.ssa Patrizia Marmillata
Dott. Davide Tala

LE FLOSS BAND


Essere in continua evoluzione è il nostro motto. Stare sul pezzo e proporre nuove tecniche efficaci, ci consente di non rimanere ancorati al passato ma migliorarci costantemente in modo da estendere la proposta terapeutica.

In generale in questo articolo parleremo di quanto sia importante una buona mobilità di caviglia e nello specifico andremo a vedere quali sono i vantaggi di questa innovativa tecnica che è che data dall’utilizzo delle Floss Band a scopo terapeutico.

A tal proposito abbiamo unito l’utilizzo del flossing ad una adeguata mobilizzazione dei tessuti e dell’articolazione, a tecniche miofasciali, come la miofibrolisi, per amplificare i risultati, per avere una risposta più rapida sul dolore e sull’aumento del range di movimento

Già diversi pazienti hanno sperimentato i benefici nei nostri trattamenti e tra l’altro questa è una tecnica che in Germania si è particolarmente sviluppata già dal 2015 e
negli Stati Uniti dove gli studi sono stati portati avanti dal dott. K. Starrett.

Ovviamente non è una tecnica adatta a tutti. Continuando a leggere l’articolo capirete per quale motivo.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE CHE IL MOVIMENTO DELLA CAVIGLIA SIA LIBERO

Nelle attività di vita quotidiana e nell’attività fisica o sportiva, avere una buona articolarità a livello di collo piede, significa avere anche un lavoro ottimale anche a livello di altri distretti corporei quali ginocchia, anche, e postura del tronco in generale.  Un buon allineamento nel corpo dipende quindi in gran parte da una buona articolarità della caviglia e del complesso piede caviglia. Diverse tecniche di terapia manuale e fisica ci aiutano a migliorare l’articolarità  della caviglia.
Abbiamo introdotto, da qualche tempo, all’interno dei nostri trattamenti, la flossing Therapy a scopo terapeutico.
Questa tecnica può esserci di grande aiuto quando una articolazione non presenta dei movimenti fluidi che coprano tutto l’arco di movimento. Questo può accadere in presenza di aderenze e contratture che impediscano la fluidità del gesto.


COSA SONO LE FLOSS BAND

Sono delle fasce elastiche di diversa consistenza e misura.
La tecnica di applicazione consiste nell’avvolgere l’articolazione con una banda elastica più o meno larga , più morbida o rigida, a seconda del tipo di articolazione e dell’effetto che vogliamo ottenere. Dopo l’applicazione mobilizziamo passivamente l’articolazione interessata sino al massimo consentito. Oppure sarà il paziente stesso ad eseguire dei movimenti attivi che coinvolgano la caviglia, in piedi, da seduto a seconda dell’obbiettivo che ci siamo preposti e la fase del trattamento.

Andare a comprimere la parte interessata facilita il ripristino della funzionalità dello scivolamento fra le fasce migliorando la mobilità articolare.
Per questo è importante che la seduta venga eseguita sotto supervisione personale che sappia padroneggiare la tecnica in quanto è vero che possiamo avere dei benefici ma anche delle controindicazioni.
La fascia si presenta molto elastica e con densità differenti. Nel posizionarla viene effettuata una importante tensione e questo provocherà una importante compressione da mantenere dai 3 ai 5 minuti. Questo tipo di tecnica si limita ad articolazioni come ginocchio caviglia gomito a mano.
Questi movimenti sono volti alla mobilizzazione dei tessuti, delle fasce e introducendo mobilizzazioni particolari in neurodinamica, possiamo coinvolgere anche il nervo intrappolato. Una volta rimosso il floss si noterà che il movimento è aumentato e il dolore diminuito.

I meccanismi d’azione sono quindi
– azione meccanica sui muscoli che si inseriscono sulla articolazione
– azione Sulle fasce
– azione sul flusso sanguigno


TECNICA


Il nastro viene posizionato con la giusta elasticità e la giusta compressione sovrapponendolo mentre lo si traziona intorno all’articolazione. Avvolgeremo le piccole articolazioni interessate dalla restrizione. Il posizionamento è differente e varia da persona.
Nello sportivo, in presenza di importante massa muscolare, la direzione sarà da prossimale a distale.
Nelle persone più sedentarie invece l’indicazione è da distale a prossimale


BENEFICI


Ci sono studi che dimostrano un aumentato grado di articolarità della caviglia in seguito all’applicazione del Flossing anche se questi non consentono di conoscere le ragioni fisiologiche del perché questo accada.

Nella nostra esperienza, dopo posizionamento e mobilizzazione col Floss per almeno 2 minuti, si osserva un aumento dell’articolarità, della mobilità e diminuzione del dolore.

Questo beneficio può essere pertanto sfruttato dagli atleti prima dell’allenamento. Per fare un esempio prima di eseguire uno squat, se dovesse esserci una limitazione della caviglia l’esercizio perderebbe di efficacia predisponendo le articolazioni sovrastanti ad adattamenti anomali e la colonna lombare a sovraccarico. Inoltre anche le spalle andranno incontro a compensi per mantenere il carico del corpo in posizione adeguata rispetto al centro di gravità del corpo

Pertanto possiamo riassumere i benefici in:
– diminuzione del dolore
– miglioramento dello scorrimento fra tra i piani fasciali
– aumento del range di movimento
– miglioramento della circolazione locale
– miglior coordinazione

CONCLUSIONI
All’interno di un programma di rieducazione post infortunio della caviglia utilizziamo le diverse tecniche per portare al massimo il risultato. A seconda dei casi e della fase di recupero di distorsione di caviglia, verranno utilizzate diverse modalità di intervento. In linea generale, in una prima fase, opteremo per porre l’arto in scarico e ghiaccio. A questo possono seguire bendaggi, Kinesio Taping, linfodrenaggio, terapia fisica strumentale a seconda dei casi. Ad avvenuta riparazione tessutale si interviene con mobilizzazioni attive e passive, il flossing, tecniche specifiche di miofibrolisi per migliorare il circolo, l’articolarità e il ripristino della propriocettività sino al completo recupero e rientro nelle attività di vita quotidiana.

QUANDO EVITARE L’UTILIZZO DELLE FLOSS BAND
Quando evitare l’utilizzo delle flossband
È importante sottolineare che si tratta di un atto terapeutico e pertanto ci si deve affidare personale sanitario in quanto vanno escluse le cosiddette bandiere rosse, che portano attenzione ai fattori di rischio che ne sconsigliano pertanto l’utilizzo.
Eviteremo il trattamento nello specifico in questi casi:
– trombosi venose profonde
– fragilità capillare
– ferite e abrasioni, ovvero cute lesa a livello locale
– assunzione di anticoagulanti
Ipertensione arteriosa
Morbo di Raynaud
Neuropatie
e connettivopatie

Quello che vi invito a fare, in caso di problematiche del complesso piede caviglia, è prendere un appuntamento per una valutazione e poi vediamo quale possa essere il trattamento più adatto alle vostre esigenze..

Contattaci per il tuo appuntamento e seguici sui canali social.


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Riferimenti utili

  1. Driller MW and Overmayer RG. The effects of tissue flossing on ankle range of motion and jump performance. Phys Ther Sport 25 : 20-24, 2016.
  2. Driller MW, Mackay K, Mills B and Tavares F. Tissue flossing on ankle range of motion, jump and sprint performance: A follow-up study Phys Ther Sport 28 : 29-33, 2017.

 

LA DISTORSIONE DI CAVIGLIA

Distorsione di caviglia

E’ un trauma molto comune e ti sarà capito di averne fatto esperienza diretta o sentito parlare di qualcuno che abbia avuto questa spiacevole esperienza.

Il motivo di questo comune incidente, circa 4000 casi al giorno in Italia, si spiega perchè:

  • la caviglia è un’articolazione molto mobile in quanto dal punto di vista funzionale deve adattarsi a vari tipi di terreno ma espone la caviglia a maggior rischio di traumi soprattutto se la caviglia è instabile in seguito a precedente infortunio.
  • Il peso del corpo si concentra proprio sull’articolazione che collega la gamba con il piede, quella fra tibia e astragalo.
  • Spesso la prevenzione viene trascurata, soprattutto in ambito non agonistico o nelle categorie minori dove comunque si concentrano la gran parte di persone. L’incidenza maggiore si ha soprattutto negli sport da corsa più a rischio: calcio pallavolo, tennis, atletica e altri sport in cui si eseguono scatti e improvvisi cambi di direzione.Ne consegue che se non vengono presi in considerazione programmi di allenamento su stabilità, propriocezione, equilibrio, non è lo sport ad essere a rischio ma il modo con cui lo si fa e in cui ci si prepara ad affrontarlo. Per questo la distorsione di caviglia rimane statisticamente il primo infortunio che riguarda l’arto inferiore in termini di incidenza.

Niente di non risolvibile, si tratta di solito di traumi di entità minore che non necessitano di intervento chirurgico ma diventa importante seguire un adeguato percorso fisioterapico per la prevenzione di recidive. E’ infatti molto comune una nuova distorsione che può portare a rendere quest’articolazione particolarmente instabile.

Continuando nella lettura dell’articolo spiegheremo nello specifico cosa si intende per distorsione di caviglia e come intervenire con un adeguato percorso fisioterapico.

COSA INTENDIAMO PER DISTORSIONE DI CAVIGLIA?

La distorsione, in generale, è un trauma che interessa un’articolazione, dove il movimento oltrepassa la barriera fisiologica del movimento, cioè va oltre.Il movimento articolare ha una certa escursione che viene misurata in gradi che sono diversi a seconda che il movimento sia attivo, quello che la persona riesce a fare in modo attivo con coinvolgimento muscolare, e gradi di movimento passivo, ulteriori gradi che la persona o il fisioterapista possono indurre con sovrappressioni e spinte di tipo passivo.

La distorsione supera questa barriera oltre il limite dato dall’articolazione, i muscoli, i tendini, i legamenti, e la capsula articolare e nei casi più gravi può associarsi frattura.

La lesione è di grado più elevato quando esiste una lesione della capsula e dei legamenti senza distacco dei capi articolari. In tal caso infatti parliamo di “lussazione”.

L’articolazione della caviglia comprende tibia e perone, che si articolano con il primo osso del piede, e l’astragalo.

Le distorsioni interessano sia la parte interna che esterna del piedea seconda che il movimento portato all’eccesso sia in inversione o eversione del piede.

Per questo parliamo di

  • distorsione mediale se l’inversione, o rotazione interna del piede, è il movimento più sollecitato
  • distorsione laterale se l’eversione, o rotazione esterna del piede, è il movimento più sollecitato

Il legamento peroneo calcaneare, situato nella parte esterna della caviglia, è quello che statisticamente tende ad avere più traumi ed è quello che viene maggiormente sollecitato quando il piede durante l’infortunio viene ruotato all’interno.

Per la particolare conformazione anatomica la pinza fra tibia e perone, che si articola con l’astragalo, permette due movimenti:

  • la flessione, quando andiamo sulle punte dei piedi
  • l’estensione, quando portiamo verso la gamba la punta dei piedi camminando sui talloni

La stabilità della caviglia è garantita da una fitta rete di legamenti, tre a livello esterno e quattro all’interno.

Del complesso articolare della caviglia fa parte anche la sotto astragalica, l’articolazione fra astragalo e calcagno.

QUALI SINTOMI CARATTERIZZANO LA DISTORSIONE DI CAVIGLIA?

  • dolore, sia alla pressione che in movimento, soprattutto nella direzione del trauma.
  • Edema, un gonfiore generalizzato nella zona dei malleoli in particolare sul lato della distorsione.
  • Ematoma nei casi più importanti.
  • Calore, soprattutto dopo il trauma
  • Difficoltà nel movimento

COME INTERVENIRE DOPO L’INFORTUNIO ALLA CAVIGLIA?

L’intervento iniziale sarà tempestivo e servirà per ridurre dolore ed edema. Lo riassumiamo  nell’acronimo inglese RICE

  • RIPOSO, mettere subito l’arto in scarico in elevazione da sdraiati, meglio con un sostegno anche sotto il ginocchio e deambulare con stampelle in modo da non compromettere ulteriormente l’articolazione del collo piede
  • GHIACCIO, ice in inglese, per controllare sia l’infiammazione, che segue al trauma volta alla riparazione tessutale, che il dolore che si presenterà anche a riposo.
  • COMPRESSIONE, utilizzare un bendaggio compressivo per stabilizzare l’articolazione.
  • ELEVAZIONE: tenere l’arto sollevato per favorire la risalita dei liquidi e dell’edema e scaricare dal peso l’articolazione danneggiata.

Subito dopo recarsi al pronto soccorso per gli accertamenti del caso.

Test clinici ed RX serviranno all’ortopedico per una diagnosi approfondita ed escludere un eventuale frattura.

Potrebbe essere consigliata una risonanza per studiare lo stato dei tessuti molli, dei legamenti nel particolare.

IL NOSTRO APPROCCIO PER CURARE UNA DISTORSIONE DI CAVIGLIA.

Sarà il medico, a seconda della gravità della distorsione a stabilire sia il periodo di immobilizzazione che l’inizio della fase riabilitativa vera e propria. Questo periodo varia da una a tre settimane a seconda della gravità.

Il percorso terapeutico è differenziato e influenzato da diverse variabili e attraversa diversi step, che possono anche sovrapporsi, a seconda della reazione del singolo paziente.

Il primo intervento, anche in fase acuta, avrà come obbiettivo  controllare edema e dolore.

Potrebbero essere d’aiuto dei particolari magneti da utilizzare localmente in modo da ridurre l’edema e successivamente favorire la riparazione tessutale. La magnetoterapia locale ha come effetto terapeutico proprio quello di favorire la rigenerazione cellulare.

Anche l’utilizzo di particolari nastri a livello locale e a distanza può favorire sia il drenaggio che la stabilizzazione dell’articolazione. E’ per questo necessario individuare esattamente l’area di lesione e che vengano posizionati da mani esperte. Tecniche riflesse come l’auricoloterapia e i punti di agopuntura lungo il corpo, possono aiutare se opportunamente stimolati,  sia nella gestione del dolore che nel drenaggio dei liquidi.

Proseguiremo con quest’approccio in una prima fase dopo l’intervento in acuto che ha come obbiettivo la riduzione del dolore e dell’edema.

Un particolare massaggio eseguito con lo Stimolatore puntiforme o con la coppettazione a striscio, aiuterà a questo scopo andando a stimolare la produzione di endorfina, oppioide endogeno che serve proprio per alleviare il dolore. L’apertura dei linfonodi utilizzando il linfodrenaggio manuale amplificherà l’effetto drenante. In questo modo, l’edema migliorerà e sarà più accettata anche la terapia manuale locale che gradualmente riporterà verso l’articolarità completa.

Anche la terapia fisica come la tecar terapia e gli ultrasuoni possono essere integrati, al bisogno,  nel trattamento.

Secondo step: l’obbiettivo sarà quello di riportare al recupero completo dell’articolarità della caviglia con tecniche articolatorie sia di terapia manuale sia con l’utilizzo del Percussore neuromuscolare. Tramite questo strumento infatti abbiamo una duplice modalità di intervento.

Una è strettamente articolare e mira tramite manipolazioni specifiche ad individuare e correggere eventuali disfunzioni delle singole ossa del piede. L’altra è più propriocettiva in quanto tramite specifiche manovre esegue una sorta di reset al funzionamento dei muscoli del piede iportando leggerezza e miglior equilibrio quando il piede si trova in appoggio monopodalico.

Verranno introdotti gli esercizi attivi e attivi assistiti, dapprima seduti, poi in piedi aumentando via via la difficoltà.

Terzo step: recuperare la stabilità dell’articolazione. La nostra palestra è dotata di un ampio spazio ricoperto di tappetini propriocettivi che rappresentano un vero e proprio circuito esperenziale: richiamano infatti consistenze di terreno diverse quali: roccia, sabbia, erba, ciottoli,  una vasta gamma di stimoli che, se allenati  permettono ai piedi  di gestire il carichi in maniera specifica e differenziata sotto la pianta dei piedi. Diverse sono anche le tavolette propriocettive che hanno lo scopo di forzare le varie articolarità in tutte le direzioni, in particolare ne utilizziamo due che permettono di differenziare il carico e aumentare l’articolarità su avampiede e retropiede in maniera differenziata.

Una tavoletta un pò più grande, il daedalus, permette di fare propriocezione trasformando l’esercizio in gioco ed allenando contemporaneamente occhio e piede. Il BOBO invece, è sempre una tavoletta propriocettiva ma interattiva e, tramite uno schermo a cui è collegata, propone una vasta gamma di giochi virtuali, distrae dal dolore e allena il recettore oculare insieme a quello  podalico,  dando al paziente un immediato feedback visivo e permette al fisioterapista di tener traccia dei progressi.

Affida a noi per il tuo recupero, solo affidandoti a centri specializzati potrai avere la certezza del miglior risultato possibile e di ridurre al minimo le recidive e gli infortuni.

Non chiederti quanto ti costa ma cosa ti permetterà di fare recuperare al meglio la tua distorsione.

 

Per approfondire:

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/piede-e-caviglia/distorsione-della-caviglia/

 

 

DOLORE AL TALLONE E ALLA PIANTA DEL PIEDE

 

Hai un dolore che non accenna a diminuire al tallone o alla fascia plantare che si ripresenta quando cammini, fai sport o metti una determinata calzatura?

Potresti avere necessità di un consulto ortopedico o con un fisioterapista specializzato.

Infatti, scoprire qual è la causa scatenante, non è semplice in quanto può essere legata a strutture diverse.

Il tallone è la prima parte del piede che in un cammino fisiologico tocca il suolo e per sua funzione biomeccanica subisce molte sollecitazioni e carichi.

Dal punto di vista anatomico il tallone corrisponde al calcagno, un osso spugnoso molto resistente che in caso di cadute dall’alto può frantumarsi in più pezzi. Esso si adagia sull’astragalo col quale ha un articolarità particolare.

Posteriormente dà inserzione al tendine d’Achille, mentre inferiormente alla tendine della fascia plantare che si dirama sino alle dita.

In questo articolo ci focalizzeremo sulle patologie che affliggono questa zona ma anche sulle soluzioni per risolvere questo disturbo.

 

COSA E’ LA TALLONITE?

E’ questo un termine molto generico per indicare un dolore nel piede nella zona del tallone, al di sotto o a livello dell’inserzione del tendine d’achille.

Dolore che può presentarsi al mattino, con l’appoggio al pavimento, o gradualmente o durante il carico.

Diverse sono le patologie che possono dare questo dolore e saranno valutate e trattate caso per caso.

 

FASCITE PLANTARE

La fascia plantare ha un ruolo importante nella trasmissione delle forze a terra quando ci muoviamo e soprattutto nel cammino che nella corsa. Il sovraccarico funzionale infatti può essere indotto da alcuni tipi di sport in soggetti predisposti.

E’ un dolore che interessa la fascia plantare che prende inserzione sulle dita e sul calcagno. In seguito a tensioni anomale la fascia può ispessirsi e a livello inserzionale manifestarsi un entesite, una infiammazione dell’inserzione del tendine della fascia plantare proprio sul calcagno.

TRATTAMENTO

Se la causa è legata a sovraccarico funzionale, dovuto per esempio ad attività sportive che prevedono carichi intensi, sarà utile ridurre questi carichi.

Trattamenti mirati di allungamento della fascia come la miofibrolisi classica, possono renderla nuovamente elastica diminuendo la tensione inserzionale prima che l’evoluzione porti alla formazione della Spina Calcaneare.

La riarmonizzazione articolare indolore prevede un trattamento con Percussore neuromuscolare che mira a riequilibrare i carichi articolari non solo a livello locale ma a livello di tutto il corpo.

Per questo abbiniamo anche un lavoro a livello dei recettori posturali lontani dal piede ed in particolare degli occhi che incidono sull’appoggio plantare.

SPINA CALCANEARE

 

E’ diagnosticabile con una radiografia in corrispondenza dell’inserzione della fascia plantare nella regione inferiore del calcagno. L’evoluzione della entesite del tendine della fascia porta infatti al depositarsi di sali di calcio che portano alla formazione caratteristica della spina. A seconda di come questa formazione si dispone il trattamento e l’andamento della guarigione saranno differenti.

 

CAUSE

  • Alterazioni posturali, per esempio lo sbilanciamento del corpo in avanti
  • patologie dell’apparato stomatognatico
  • Retrazioni muscolari della catena muscolare posteriore
  • appoggio plantare non funzionale
  • disfunzioni di movimento del piede e delle ossa del piede
  • Obesità

TRATTAMENTO

Una attenta valutazione del paziente e delle sue disfunzioni posturali, servirà per stabilire le priorità del trattamento e le eventuali cause.

Età, stile di vita, sport praticati possono essere fattori scatenanti.

In fase acuta può prevedere un approccio farmacologico o infiltrativo che non sempre danno risultati.

 

 

La stimolazione biologica in prima fase può essere d’aiuto nella gestione del dolore e prevedere l’utilizzo di onde d’urto, Tecar terapia associate alla terapia manuale mirata alla riarmonizzazione del movimento muscolare e articolare non solo a livello locale ma di tutto il corpo.

Un programma di esercizi domiciliari di allungamento muscolare sarà eseguito dal paziente per mantenere i risultati e raggiungere l’obbiettivo di eliminazione del problema.

Un valido aiuto viene dalla stimolazione della pianta del piede tramite i Postural Podalic Carpet che tramite la stimolazione propriocettiva su consistenze differenti tende a riarmonizzare l’appoggio plantare e la postura in generale.

 

 

 

TENDINITE ACHILLEA E SPERONE CALCANEARE

Il dolore si manifesta nella parte posteriore del calcagno dove abbiamo l’inserzione del tendine del tricipite surale, muscolo formato dai due gastrocnemi e il soleo che si trovano nel polpaccio. A volte può associarsi a fascite plantare e spina calcaneare. Sollecitazioni anomale e ripetute possono portare a infiammazione del tendine e, nei casi più gravi alla sua rottura.

In questo caso il dolore si manifesterà posteriormente al tallone e a volte può essere irritato anche da calzature non idonee.

TRATTAMENTO.

Anche in questo caso la presa in carico del paziente sarà globale e mirata al ripristino di una corretta modulazione della tensione muscolare e fasciale a livello sistemico. Si interverrà sulla postura in generale dopo acquisizione di immagini fotografiche per relativo studio con appositi programmi. Si agirà quindi in maniera mirata sui trigger points e punti algici miofasciali che causano retrazioni tessutali che portano nel lungo periodo ad avere dolore. Un’azione mirata sarà anche a livello di giusti rapporti articolari che coinvolgeranno non solo il piede, ma anche il sacro sino ad arrivare all’atlante. L’approccio sarà nella nostra filosofia, sistemico e non solo localizzato.

La vascolarizzazione tessutale e la disattivazione dei punti trigger, ricercata con tecniche mirate di miofibrolisi farà in modo che i tessuti sia più elastici e rispondano meglio alle sollecitazioni, inibendo così il dolore.

Possono essere anche utili trattamenti con elettromedicali quali onde d’urto inserzionali, Tecar terapia su ventre muscolare e trigger point, quando indicati.

Gli esercizi terapeutici consigliati a domicilio saranno molto specifici a livello del piede, ponendo attenzione all’appoggio plantare, di tutta la catena posteriore e esercizi per i muscoli posturali dell’occhio.

E’ possibile utilizzare mezzi fisici come onde d’urto o tecar terapia ma sempre in sinergia col trattamento manuale.

 

 

Ti aspettiamo in studio per sperimentare di persona il nostro approccio globale.

Per info e approfondimenti

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/dolore-al-tallone/

Fondamenti di Miofibrolisi Integrata – Virginio Mariani, Giulio Picozzi- Ed Feltrinelli.

I cinque sistemi dell’NSR. – Virginio Mariani, Giulio Picozzi – Marco Sabatelli Ed

Diagnosi e correzione delle disfunzioni vertebrali con Percussore neuromuscolare. -Virginio Mariani, Giulio Picozzi