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PROTRUSIONI ED ERNIE CERVICALI, COSA SONO E COME INTERVENIRE.

La discopatia cervicale è una patologia del disco intervertebrale che va incontro a fenomeni di disidratazione delle sue componenti, diminuzione della sua resistenza alle sollecitazioni funzionali e negli stadi più avanzati, ad un assottigliamento e riduzione dello spazio tra una vertebra e l’altra.

TUTTE LE DISCOPATIE E LE ERNIE PROVOCANO DOLORE?

Continua a leggere l’articolo e risponderemo ai tuoi dubbi.

Leggendo una risonanza magnetica, fra i vari termini incomprensibili ai comuni mortali, potremmo scoprire di avere delle ernie o protrusioni e comunque non avere nessun dolore che riporti il sintomo a quell’ernia.

Avere questo referto non implica per forza presenza di dolore, potrebbe essere normale.

Una degenerazione discale, con l’avanzare degli anni è reperto comune legato all’invecchiamento, è un po’ come l’avere i capelli bianchi.

Ma se l’ernia fuoriesce in prossimità di una radice nervosa, allora può manifestarsi dolore in quanto la radice del nervo potrebbe risultare compressa.

Quando valutiamo un paziente non incontriamo un ernia, ma incontriamo Maria, Giovanni, Francesco.

Ognuno con una storia diversa e con la sua particolare personalità.

Smettere di incontrare solo diagnosi e portare attenzione alle persone porta sicuramente verso un approccio più integrato alla persona.

CHE COSA COMPORTA AVERE UNA COMPRESSIONE RADICOLARE?

DOLORE: sia locale che a distanza nei casi più importanti, per esempio dal collo alla mano

FORMICOLIO: si manifesterà nel territorio di innervazione con un andatura caratteristica, per esempio interessare pollice, indice e medio nel caso del nervo mediano.

PERDITA DI FORZA E PARESTESIA: compaiono con l’evoluzione dei sintomi, segno che la sofferenza è di grado avanzato.

 

ERNIE DEL DISCO E PROTRUSIONI CERVICALI

La posizione e la fisiologia di alcune vertebre cervicali fa si che abbiano una maggiore predisposizione a sviluppare ernie e protrusioni in quando adiacenti a segmenti più rigidi della colonna. In questi distretti, dove il il sovraccarico funzionale è maggiore, può succedere che siano costretti  a muoversi più del dovuto. Può succedere che il movimento non venga svolto nella sua globalità, coinvolgendo  per esempio anche la colonna dorsale, lo sterno, la gabbia toracica, la respirazione, nel  movimento della colonna cervicale. I carichi non vengono distribuiti fra più articolazioni come dovrebbe succedere in fisiologia.

Nel caso specifico del rachide cervicale possiamo spesso osservare una postura col capo anteriorizzato. In questo caso il movimento viene concentrato alla parte alta, sotto la nuca, in corrispondenza di C2-C3 vertebre cervicali rendendo questa parte più vulnerabile.

Per questo nel nostro intervento dedichiamo un attento lavoro di miofibrolisi e terapia manuale alla cervicale alta, Occipite, Atlante, Epistrofeo, per portare rilassamento ai piccoli muscoli suboccipitali, regalando la sensazione di sentirsi allungati e di  migliorare l’acuità visiva.

Questi muscoli sono infatti collegati ai movimenti oculari ed entrano in gioco ogni qualvolta dirigiamo lo sguardo verso un obbiettivo.

 

QUALI SONO I DISTRETTI CERVICALI PIU’ SOGGETTI AL RISCHIO DI SVILUPPARE ERNIA?

I segmenti cervicali più soggetti a sviluppare ernia discale sono i primi e gli ultimi, ossia C2-C3 e C5-C6 e C6-C7.

Questo accade perché queste vertebre si trovano al confine con i segmenti rigidi di C0-C1 ed il tratto dorsale. Proprio per questo si muovono di più compensando la rigidità dei segmenti adiacenti.

Se la colonna dorsale diventa per qualche motivo più rigida questi compensi crescono e coinvolgono anche i muscoli che potrebbero risultare irrigiditi e corti oppure, stirati e lunghi a seconda dell’atteggiamento posturale che ne consegue.

Per questo in terapia manuale osteopatica interveniamo studiando non solo l’atteggiamento posturale, ma anche come rendere più funzionale il movimento che ne consegue invece di concentrarci  sull’ernia che alla fine è solo il risultato di questi adattamenti.

L’ernia infatti è solo la conseguenza di compressioni, tensioni muscolari anomale, posture prolungate nel tempo e movimenti ripetuti nel lungo periodo.

La prevenzione è fondamentale, allo stesso modo in cui, dopo una visita dal dentista continuiamo costantemente a lavare i denti, dovremo adottare una corretta igiene posturale e uno stile di vita che ci porti a rimanere in salute.

 

COSA SI INTENDE PER IGIENE POSTURALE?

In riferimento al tratto cervicale:

La curva cervicale, definita lordosi, si può perdere dopo un tamponamento. In questo caso viene segnalata come perdita della fisiologica lordosi o rettilineizzazione del segmento in esame.

Dovremo aver cura di mantenere la curva cervicale il più possibile , sia da seduti che in movimento in modo che i carichi sui muscolari e sul disco intervertebrale siano distribuiti in maniera idonea.

Facciamo in modo di mantenere anche la lordosi lombare in condizioni ottimali, in quanto le due curve sono legate e per una serie di tensioni legamentose, al variare dell’una l’altra  segue il movimento dell’altra che risponde adattandosi.

Adesso portate l’attenzione a come state seduti, a quanto tempo tenete gli occhi su un monitor o sul cellulare, da che lato tenete flessa, ruotata o sollevata la testa. Fatelo ora e prendetene consapevolezza.

Se avete queste abitudini e se le avete da lungo tempo non è strano che arrivino dal corpo segnali di dolore. Tensioni dietro il collo, alla nuca o lateralmente ad esso, mal di testa, sono segnali di cui tener conto. Iniziate con l’assumere posizioni confortevoli, il beneficio che ne trarrete sarà quello di avere una colonna più performante e starete bene più a lungo.

E, poiché al movimento di un distretto della colonna ne corrisponde un’altro su un altro punto del corpo, non bisogna meravigliarsi se l’attenzione del fisioterapista attento, non sarà solo focalizzata solo sul tratto cervicale, ma anche a quello lombare e ad altri distretti che apparentemente sono privi di dolore o correlazione.

Spesso l’attenzione del paziente è focalizzata alla rigidità dei muscoli posti dietro il collo, è proprio lì che sente rigido, e toccandosi è proprio li che sente dolore. La sua richiesta è quella di chiedere un massaggio proprio in quella zona, perché qualcuno gli ha detto che è tutto contratto. Alcuni pazienti quando non ottengono questa attenzione pensano che il loro dolore non venga preso in carico, non si sentono ascoltati, perché non vengono toccati proprio lì, dove sentono il dolore.

Se vi rispecchiate fra questi pazienti è ora di sfatare questo mito.

E’ normale che siamo rigidi e contratti dietro il collo quando la testa è troppo portata avanti.

La muscolatura posteriore sta facendo del suo meglio per sostenere la caduta della testa in avanti. Questo accade perché la muscolatura anteriore e stabilizzatrice è debole oppure sta essendo troppo corta sta portando il collo in avanti.

Anche il nostro modo di respirare potrebbe coinvolgere i muscoli cervicali a fare un lavoro che per loro dovrebbe essere secondario, la respirazione accessoria. Problematiche respiratorie costringono questi muscoli ad un super lavoro in quanto il diaframma, muscolo principale della respirazione, non viene utilizzato appropriatamente. Questi pazienti nemmeno si rendono conto di non avere una adeguata fisiologia respiratoria. Un esempio sono i pazienti asmatici o che abbiano una storia di ansia e stress.

Ecco perché diventa importante rivolgersi a, uso una parola che ora va molto di moda, un coach del movimento e del dolore, qualcuno che faccia da guida per portarvi da uno stato di fastidio e dolore a uno dove invece possiate sentirvi bene: il fisioterapista. Conoscendo la fisiologia del movimento, è in grado di indirizzarvi verso la giusta cura e prevenzione.

COME CURARE UN’ERNIA CERVICALE?

Prima di tutto dobbiamo essere certi che la sintomatologia sia dovuta proprio all’ernia, abbiamo necessità di una diagnosi.

In tal caso abbiamo due strade:

  • approccio fisioterapico conservativo, terapia manuale, esercizi, terapia fisica strumentale al bisogno
  • approccio chirurgico invasivo, quando il trattamento conservativo non sia risultato efficace e la situazione rischi di danneggiare i tessuti, in particolare il nervo.

LA NOSTRA PROPOSTA DI TRATTAMENTO PER L’ERNIA CERVICALE

Il nostro obbiettivo è quello di riportare la colonna in un range tollerato di movimento, quello entro il quale il dolore non si manifesta.

Una disfunzione del movimento può essere tra le cause di sviluppo dell’ernia.

 

NON UNA SEDUTA PER TOGLIERE LA CONTRATTURA MA UN PERCORSO.

Quando decidiamo di fare ortodonzia e il dentista posiziona l’apparecchio in bocca richiede tempo per migliorare l’occlusione. Abitudini e stile di vita consolidate nel tempo richiedono per questo più attenzione e perseveranza.

In primo luogo si lavora sulla riduzione del dolore, individuando le direzioni che lo attenuano e con tecniche di terapia manuale e riflessogeno che aiutino a questo scopo.

Per non irritare una zona già notevolmente compromessa è probabile che questa non venga nemmeno toccata e che si lavori a distanza per corrispondenze. Per questo i nostri trattamenti sono indicati anche in fase acuta, sapremo come aiutarvi anche in questi casi e in caso di necessità, invitati a rivolgervi al medico.

Per trattamento a distanza non intendiamo  che interveniamo con la forza del pensiero o con il REIKI per intenderci, ma ci riferiamo al trattamento di zone adiacenti e limitrofe, correlate a quelle dolorose, che consentono comunque di alleviare i sintomi.

Se indicato, si può utilizzare anche la terapia fisica strumentale.

QUANDO SI INTERVIENE CHIRURGICAMENTE

In prima battuta in presenza di dolore cervicale si tentano sicuramente tutti i trattamenti non invasivi, dai farmaci alla fisioterapia. Se non si ottengono risultati sarà il chirurgo a decidere modalità e tipo di intervento con l’obbiettivo di decomprimere l’ernia.
L’intervento rimane l’ultima modalità di intervento anche perché, come tutti gli interventi, può lasciare aderenze cicatriziali, per cui è bene affrontarlo solo nei casi gravi in cui l’ernia o più ernie possano compromettere il nervo e il midollo spinale.

IN CHE MODO POSSIAMO CONTRASTARE LA FORMAZIONE DI UN ERNIA CERVICALE?

La prevenzione rimane sempre la miglior cura, una posizione adeguata di tutta la colonna nelle attività della vita quotidiana può aiutarci. Sono i movimenti ripetuti in maniera scorretta e le posture mantenute a lungo nel tempo a mettere a rischio la mobilità e la funzionalità dei singoli segmenti vertebrali.

Ore passate in ufficio, da seduti, in rotazione magari verso lo schermo del computer e con l’aria condizionata che batte sulle spalle di sicuro non aiutano.

I dischi della colonna lombare e cervicale vengono sollecitati maggiormente dalle posizioni che le costringono in flessione, come l’uso continuo di tablet e cellulari, o attività lavorative che costringono a tenere il capo inclinato e flesso come per esempio fanno i parrucchieri.

L’astigmatismo, se non corretto, è un’altra predisposizione in quanto costringe il capo ad un orientamento in inclinazione e rotazione per mantenere quella che è una priorità per l’essere umano:  lo sguardo orizzontale.

Basta portare l’attenzione a piccoli dettagli posturali per poter svolgere queste attività senza farsi male.

Per esempio posizionare un PC o cellulare all’altezza degli occhi può essere sufficiente per evitare fastidiosi dolori cervicali o attacchi di nausea e vertigine.

Se ci fate caso possono comparire dopo aver passato anche pochi minuti in una posizione non funzionale.

Utilizzare una sedia con lo schienale dritto e un supporto lombare aiuta a tenere anche la colonna cervicale in una posizione più funzionale.

Sedetevi sugli ischi piuttosto che sui glutei, con degli esercizi propriocettivi, che potrete imparare in studio, potrete riconoscere senza fatica, queste posizioni anche quando vi troverete a non avere un appoggio per la schiena.

Adottate una sana igiene posturale, introducete nella pratica quotidiana qualche esercizio per tenere lontano il dolore. Se lavarsi i denti tutti i giorni è pratica comune, così deve diventarlo anche l’esercizio in modo da mantenersi in salute più a lungo.

Gli esercizi non sono uguali per tutti, l’esercizio adatto per Mario potrebbe essere quello che a Francesca fa aumentare il dolore.

Per questo vi invito a rivolgervi al fisioterapista di fiducia per studiare insieme le soluzioni  più adatte  al vostro caso.

Vieni a farlo con noi, ti aiuteremo nel percorso per togliere il dolore e soprattutto di daremo gli strumenti per prevenirlo in futuro.

 

LA DISTORSIONE DI CAVIGLIA

Distorsione di caviglia

E’ un trauma molto comune e ti sarà capito di averne fatto esperienza diretta o sentito parlare di qualcuno che abbia avuto questa spiacevole esperienza.

Il motivo di questo comune incidente, circa 4000 casi al giorno in Italia, si spiega perchè:

  • la caviglia è un’articolazione molto mobile in quanto dal punto di vista funzionale deve adattarsi a vari tipi di terreno ma espone la caviglia a maggior rischio di traumi soprattutto se la caviglia è instabile in seguito a precedente infortunio.
  • Il peso del corpo si concentra proprio sull’articolazione che collega la gamba con il piede, quella fra tibia e astragalo.
  • Spesso la prevenzione viene trascurata, soprattutto in ambito non agonistico o nelle categorie minori dove comunque si concentrano la gran parte di persone. L’incidenza maggiore si ha soprattutto negli sport da corsa più a rischio: calcio pallavolo, tennis, atletica e altri sport in cui si eseguono scatti e improvvisi cambi di direzione.Ne consegue che se non vengono presi in considerazione programmi di allenamento su stabilità, propriocezione, equilibrio, non è lo sport ad essere a rischio ma il modo con cui lo si fa e in cui ci si prepara ad affrontarlo. Per questo la distorsione di caviglia rimane statisticamente il primo infortunio che riguarda l’arto inferiore in termini di incidenza.

Niente di non risolvibile, si tratta di solito di traumi di entità minore che non necessitano di intervento chirurgico ma diventa importante seguire un adeguato percorso fisioterapico per la prevenzione di recidive. E’ infatti molto comune una nuova distorsione che può portare a rendere quest’articolazione particolarmente instabile.

Continuando nella lettura dell’articolo spiegheremo nello specifico cosa si intende per distorsione di caviglia e come intervenire con un adeguato percorso fisioterapico.

COSA INTENDIAMO PER DISTORSIONE DI CAVIGLIA?

La distorsione, in generale, è un trauma che interessa un’articolazione, dove il movimento oltrepassa la barriera fisiologica del movimento, cioè va oltre.Il movimento articolare ha una certa escursione che viene misurata in gradi che sono diversi a seconda che il movimento sia attivo, quello che la persona riesce a fare in modo attivo con coinvolgimento muscolare, e gradi di movimento passivo, ulteriori gradi che la persona o il fisioterapista possono indurre con sovrappressioni e spinte di tipo passivo.

La distorsione supera questa barriera oltre il limite dato dall’articolazione, i muscoli, i tendini, i legamenti, e la capsula articolare e nei casi più gravi può associarsi frattura.

La lesione è di grado più elevato quando esiste una lesione della capsula e dei legamenti senza distacco dei capi articolari. In tal caso infatti parliamo di “lussazione”.

L’articolazione della caviglia comprende tibia e perone, che si articolano con il primo osso del piede, e l’astragalo.

Le distorsioni interessano sia la parte interna che esterna del piedea seconda che il movimento portato all’eccesso sia in inversione o eversione del piede.

Per questo parliamo di

  • distorsione mediale se l’inversione, o rotazione interna del piede, è il movimento più sollecitato
  • distorsione laterale se l’eversione, o rotazione esterna del piede, è il movimento più sollecitato

Il legamento peroneo calcaneare, situato nella parte esterna della caviglia, è quello che statisticamente tende ad avere più traumi ed è quello che viene maggiormente sollecitato quando il piede durante l’infortunio viene ruotato all’interno.

Per la particolare conformazione anatomica la pinza fra tibia e perone, che si articola con l’astragalo, permette due movimenti:

  • la flessione, quando andiamo sulle punte dei piedi
  • l’estensione, quando portiamo verso la gamba la punta dei piedi camminando sui talloni

La stabilità della caviglia è garantita da una fitta rete di legamenti, tre a livello esterno e quattro all’interno.

Del complesso articolare della caviglia fa parte anche la sotto astragalica, l’articolazione fra astragalo e calcagno.

QUALI SINTOMI CARATTERIZZANO LA DISTORSIONE DI CAVIGLIA?

  • dolore, sia alla pressione che in movimento, soprattutto nella direzione del trauma.
  • Edema, un gonfiore generalizzato nella zona dei malleoli in particolare sul lato della distorsione.
  • Ematoma nei casi più importanti.
  • Calore, soprattutto dopo il trauma
  • Difficoltà nel movimento

COME INTERVENIRE DOPO L’INFORTUNIO ALLA CAVIGLIA?

L’intervento iniziale sarà tempestivo e servirà per ridurre dolore ed edema. Lo riassumiamo  nell’acronimo inglese RICE

  • RIPOSO, mettere subito l’arto in scarico in elevazione da sdraiati, meglio con un sostegno anche sotto il ginocchio e deambulare con stampelle in modo da non compromettere ulteriormente l’articolazione del collo piede
  • GHIACCIO, ice in inglese, per controllare sia l’infiammazione, che segue al trauma volta alla riparazione tessutale, che il dolore che si presenterà anche a riposo.
  • COMPRESSIONE, utilizzare un bendaggio compressivo per stabilizzare l’articolazione.
  • ELEVAZIONE: tenere l’arto sollevato per favorire la risalita dei liquidi e dell’edema e scaricare dal peso l’articolazione danneggiata.

Subito dopo recarsi al pronto soccorso per gli accertamenti del caso.

Test clinici ed RX serviranno all’ortopedico per una diagnosi approfondita ed escludere un eventuale frattura.

Potrebbe essere consigliata una risonanza per studiare lo stato dei tessuti molli, dei legamenti nel particolare.

IL NOSTRO APPROCCIO PER CURARE UNA DISTORSIONE DI CAVIGLIA.

Sarà il medico, a seconda della gravità della distorsione a stabilire sia il periodo di immobilizzazione che l’inizio della fase riabilitativa vera e propria. Questo periodo varia da una a tre settimane a seconda della gravità.

Il percorso terapeutico è differenziato e influenzato da diverse variabili e attraversa diversi step, che possono anche sovrapporsi, a seconda della reazione del singolo paziente.

Il primo intervento, anche in fase acuta, avrà come obbiettivo  controllare edema e dolore.

Potrebbero essere d’aiuto dei particolari magneti da utilizzare localmente in modo da ridurre l’edema e successivamente favorire la riparazione tessutale. La magnetoterapia locale ha come effetto terapeutico proprio quello di favorire la rigenerazione cellulare.

Anche l’utilizzo di particolari nastri a livello locale e a distanza può favorire sia il drenaggio che la stabilizzazione dell’articolazione. E’ per questo necessario individuare esattamente l’area di lesione e che vengano posizionati da mani esperte. Tecniche riflesse come l’auricoloterapia e i punti di agopuntura lungo il corpo, possono aiutare se opportunamente stimolati,  sia nella gestione del dolore che nel drenaggio dei liquidi.

Proseguiremo con quest’approccio in una prima fase dopo l’intervento in acuto che ha come obbiettivo la riduzione del dolore e dell’edema.

Un particolare massaggio eseguito con lo Stimolatore puntiforme o con la coppettazione a striscio, aiuterà a questo scopo andando a stimolare la produzione di endorfina, oppioide endogeno che serve proprio per alleviare il dolore. L’apertura dei linfonodi utilizzando il linfodrenaggio manuale amplificherà l’effetto drenante. In questo modo, l’edema migliorerà e sarà più accettata anche la terapia manuale locale che gradualmente riporterà verso l’articolarità completa.

Anche la terapia fisica come la tecar terapia e gli ultrasuoni possono essere integrati, al bisogno,  nel trattamento.

Secondo step: l’obbiettivo sarà quello di riportare al recupero completo dell’articolarità della caviglia con tecniche articolatorie sia di terapia manuale sia con l’utilizzo del Percussore neuromuscolare. Tramite questo strumento infatti abbiamo una duplice modalità di intervento.

Una è strettamente articolare e mira tramite manipolazioni specifiche ad individuare e correggere eventuali disfunzioni delle singole ossa del piede. L’altra è più propriocettiva in quanto tramite specifiche manovre esegue una sorta di reset al funzionamento dei muscoli del piede iportando leggerezza e miglior equilibrio quando il piede si trova in appoggio monopodalico.

Verranno introdotti gli esercizi attivi e attivi assistiti, dapprima seduti, poi in piedi aumentando via via la difficoltà.

Terzo step: recuperare la stabilità dell’articolazione. La nostra palestra è dotata di un ampio spazio ricoperto di tappetini propriocettivi che rappresentano un vero e proprio circuito esperenziale: richiamano infatti consistenze di terreno diverse quali: roccia, sabbia, erba, ciottoli,  una vasta gamma di stimoli che, se allenati  permettono ai piedi  di gestire il carichi in maniera specifica e differenziata sotto la pianta dei piedi. Diverse sono anche le tavolette propriocettive che hanno lo scopo di forzare le varie articolarità in tutte le direzioni, in particolare ne utilizziamo due che permettono di differenziare il carico e aumentare l’articolarità su avampiede e retropiede in maniera differenziata.

Una tavoletta un pò più grande, il daedalus, permette di fare propriocezione trasformando l’esercizio in gioco ed allenando contemporaneamente occhio e piede. Il BOBO invece, è sempre una tavoletta propriocettiva ma interattiva e, tramite uno schermo a cui è collegata, propone una vasta gamma di giochi virtuali, distrae dal dolore e allena il recettore oculare insieme a quello  podalico,  dando al paziente un immediato feedback visivo e permette al fisioterapista di tener traccia dei progressi.

Affida a noi per il tuo recupero, solo affidandoti a centri specializzati potrai avere la certezza del miglior risultato possibile e di ridurre al minimo le recidive e gli infortuni.

Non chiederti quanto ti costa ma cosa ti permetterà di fare recuperare al meglio la tua distorsione.

 

Per approfondire:

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/piede-e-caviglia/distorsione-della-caviglia/