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LA POSTURA CORRETTA, RIFLESSIONI.

Ore in ufficio seduti o a viaggiare in macchina costringono il corpo in posizioni scorrette e mantenute a lungo nel tempo, ci accorgiamo che in seguito a quelle posizioni o sforzi particolari il nostro corpo manifesta dolore alla colonna o agli arti. E quindi

Ci sforziamo tanto per tenere una postura corretta. Ma in che modo possiamo definirla corretta? E soprattutto esiste una postura corretta?

Vi invito a fare alcune riflessioni leggendo questo articolo.

 

POSTURA TRA SOGNO E REALTA’

Idealmente pensiamo che la postura corretta sia simmetrica e senza grosse curve alla schiena. In palestra lavoriamo tanto sui glutei e sull’accentuazione della curva lombare per rispondere a canoni estetici imposti dai media.

La postura perfetta non esiste, facciamocene una ragione, nemmeno l’atleta più allenato è immune dall’avere asimmetrie eppure vince la gara.

Possiamo invece affermare che una corretta postura sia quella che spontaneamente assumiamo e sia in grado di contrastare efficacemente la forza di gravità, evitando i sovraccarichi delle articolazioni del nostro corpo.

Una postura che porti invece a una compressione articolare non equilibrata, porterá invece ad un usura, più precoce, di quel distretto quando il nostro sistema nervoso non riuscirà più ad adattarsi alle sollecitazioni di corpo e … mente.

La posizione del corpo o la sua attitudine a stare in una determinata posizione viene chiamata postura.

Perché ci sia salute e benessere il baricentro del corpo deve rientrare in un range biologico di tolleranza che per essere ottimale deve soddisfare determinati requisiti.

Qualsiasi posizione assunta dal corpo, in piedi seduti o sdraiati pancia su o pancia sotto, deve portare a mantenere l’allineamento articolare.

Deve consentire al corpo la possibilità di fare movimenti ergonomici finalizzati e anticipare un’azione, per esempio come quando affrontiamo una scalinata o raccogliamo un oggetto.

Deve permettere al corpo di rispondere prontamente ad eventi inaspettati o a repentine sollecitazioni dell’equilibrio.

Chi vuole sentirsi meglio sia a livello fisico che emozionale ha bisogno di imparare che con una postura eretta è più semplice alla memoria accedere ad eventi positivi eventi negativi. Una postura accasciata al contrario apre la porta al ricordo di eventi negativi. Guardare in basso e rimanere accasciati ci mette in una posizione di impotenza.

La nostra postura rivela i nostri pensieri e può influenzare il modo il modo in cui gli altri ci guardano. 

Una posizione di apertura permette al contrario di svolgere un compito in maniera ottimale, con più energia e sicurezza.

Impariamo ad assumere posizioni di potere per cambiare i nostri pensieri in positivo.

Ciò su cui ci focalizziamo, i nostri pensieri, influenzano la postura e viceversa la postura influenza i pensieri attraverso una differente produzione ormonale che può essere modificata.

Esistono studi, in particolare della psicologa Emy Cuddy che hanno dimostrato come in soli due minuti assumendo posture in apertura ci possa essere un abbassamento del cortisolo, ormone dello stress e un aumento del testosterone.

 

La stanchezza e la forza di gravità tendono a chiudere la postura, cosi come l’ansia e lo stress. Idealmente dovremmo tendere ad una postura che ci faccia sentire più alti è più leggeri con un appoggio ottimale dei piedi, liberi da tensioni e pronti all’azione.

“Quando il corpo si mette a funzionare in maniera corretta, la forza di gravità lo attraversa liberamente. Il corpo spontaneamente guarisce” Ida Rolf

La vita moderna ci ha invogliato verso le situazioni di comodità, scegliamo tutto ciò che è morbido, dal cibo alle sedute. Ma questo ha portato sollecitazioni diverse al nostro sistema nervoso.

Il modo in cui adagiamo il nostro corpo sulla comodità delle sedute, le abitudini non salutari, un’attività fisica inesistente, a lungo andare portano i nostri muscoli a cambiare addirittura la loro struttura. Perdiamo fibre muscolari che alla lunga vengono sostituite da tessuto fibroso o grasso. Lo osserviamo guardando le risonanze, quando la muscolatura paravertebrale perde la sua funzione posturale e viene sostituita da grasso.

Andando avanti con l’età un muscolo non adeguatamente sollecitato va incontro a sarcopenia: cambia cioè la quantità e la qualità delle fibre muscolari.

Quando i muscoli non sono pienamente utilizzati si assiste ad un assottigliamento degli arti.

Il risultato sarà che avremo una scarsa resistenza fisica, si manifesterà rigidità e difficoltà ad eseguire sforzi anche in attività quotidiane banali come ad esempio sollevare una valigia nella cappelliera, la busta della spesa o tenere in braccio un bambino.

Se ci preoccupa perdere l’autosufficienza la domanda che possiamo porci é: cosa stiamo facendo in questo momento per scongiurare il pericolo?  

Se giocare con un nipotino per terra, andare in spiaggia e riuscire ad alzarsi dal asciugamano sono un problema, è il caso di iniziare a porre rimedio con l’idea di arrivare in forma in età avanzata.

Per fortuna il fenomeno della sarcopenia è reversibile e può essere contrastato con esercizio fisico e terapeutico.

Comunemente siamo portati ad attribuire il dolore delle articolazioni all’artrosi o alle ernie. 

Ma l’artrosi diviene fonte di dolore solo in fasi avanzate quando cioè si è superato il punto di non ritorno. Il risultato è che il corpo non riesce più rispondere in maniera elastica e duratura alle sollecitazioni.

È questo il momento in cui, se non siamo tempestivi nell’intervenire cambiando le nostre abitudini errate, abbiamo necessità ricorrere ai farmaci o ad interventi chirurgici. 

Appunto per questo è necessario intervenire prima che il danno diventi importante e comprometta le normali attività quotidiane.

Ogni nostra azione e ogni nostra emozione lasciano un segno sul corpo. Per questo è importante dedicare tempo a se stessi in attività salutari sia motorie che emozionali.

Quanto tempo dedichiamo al nostro corpo seguendo un programma di movimento, qualsiasi sia, ma protratto nel tempo? 

Una corsa sporadica o una partita di calcetto al mese, possono favorire traumi e microtraumi invece che dare beneficio, un corpo non preparato e non allenato è più predisposto ad avere infortuni.

La nostra attenzione é focalizzata alla prevenzione o siamo il tipo di persona che aspetta di stare malissimo per agire ed evitare farmaci e interventi chirurgici?

Ci sono azioni facili da fare ma anche facili da non fare.

Un piccolo sforzo fatto giorno per giorno si paga in grammi, questo per evitare nel tempo di pagare in tonnellate il rimpianto di non averlo fatto. A volte dobbiamo confrontarci con i confini che sono nella nostra testa, sta a noi oltrepassarli.

IL FISIOTERAPISTA PUO’ AIUTARTI A RAGGIUNGERE IL TUO OBBIETTIVO.

VIENI A FARLO CON NOI

Essere un adulto attivo può essere d’esempio anche per i figli.

I genitori che, con zaino in spalla e bimbo nel marsupio, gli fanno vivere esperienze psicomotorie che rimarranno indelebili nella loro mente.

Quello che un bimbo apprende in tenera età farà parte di un bagaglio che lo porterà verso abitudini salutari.

Anche l’età per diventare genitori si è allungata, dovremmo arrivarci in forma a prenderli a scuola.

Cosa stai facendo per te e per tuo figlio che sia di valore per la vostra salute futura?

“Noi siamo quello che pensiamo, quello che mangiamo e come ci muoviamo.

Il movimento é vita, la vita è movimento.”

Cit. Dott. Picozzi, dott. Mariani

LA POSIZIONE ACCOVACCIATA

In tempi remoti stare seduti a terra durante i tempi di riposo era la quotidianità . L’evoluzione ci ha portato ad assumere raramente questa posizione.  

Possiamo dire che questo non sia stato un bene in quanto ha portato con l’evoluzione alla perdita di tutte quelle possibilità articolatorie e di stimolazione del sistema nervoso ridotte invece l’introduzione di tutte quelle che sono le comoditá.

Passiamo la gran parte del tempo seduti, incontriamo le persone on-line, facciamo la spesa on-line, adottiamo sedute troppo comode. Potremmo invece inserire l’utilizzo della posizione a terra adottando la posizione accovacciata e sfruttare i diversi modi per sedersi a terra con diversi tipi di seduta.

Proviamo ad utilizzare dei cuscini sul pavimento, dei tappeti stirando così le gambe approfittare per stirare le articolazioni e sperimentare nuove abilità motorie.

TEST PER VALUTARE LA REAZIONE ALLE CADUTE E AGLI SQUILIBRI

Sedetevi a terra usando il minor numero di punti di contatto, utilizzate solo i piedi e le natiche.

Da questa posizione mettetevi a gambe incrociate e cercate di rimettervi in piedi senza usare altre parti del corpo per alzarvi dal pavimento.

Il massimo punteggio, nel caso non utilizziate nessuna parte del corpo per alzarsi, sarà 10.

Mentre per ogni appoggio che utilizzerete toglierete un punto.

In questo modo stiamo valutando la nostra capacità di equilibrio, flessibilità e coordinazione motoria.  

Potete leggere uno studio secondo il quale le persone tra 50 e 80 anni che hanno necessità di utilizzare le mani e le ginocchia per alzarsi e realizzano un punteggio da 0 a 3, hanno più possibilità di morire nei successivi 6/3 anni rispetto a quelle che hanno un punteggio da 8 a 10.

E allora perché non agire subito per ritrovare il movimento perduto?

Imparare nuove strategie di movimento può essere provvidenziale per evitare cadute e complicanze come le fratture.

Se hai deciso di rimetterti in forma, vieni a trovarci, ti aiuteremo a riprendere le tue abilità e riportare il tuo corpo verso la performance perduta.

Contattaci oggi stesso.

Puoi approfondire su:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23242910/

Equilibrio corpo e mente

Picozzi-Mariani

Sabatelli editore.

https://publichealth.sfsu.edu/news-announce/good-posture-important-physical-and-mental-health

 

OCCLUSIONE E POSTURA, PERCORSI INTEGRATI

Quando si pensa alla bocca spesso ci si preoccupa dell’estetica, del sorriso, della forma più o meno grossa delle labbra, andando ad abbellire il sorriso con pearcing e brillantini sui denti. Spesso però questa modalità di pensiero mette a rischio la funzione dell’organo masticatorio e di tutto ciò ad esso correlato che è molto di più di un bel sorriso.

La funzione deglutitoria è garantita da ben 5 nervi cranici perché preserva la vita. Non è possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente proprio per questo.

Per questo nella linea evolutiva dei sistemi questo è un SOPRA SISTEMA, controlla tutti gli altri e non può essere vicariato da qualcos’altro. Quando questo sistema è in disfunzione l’errore che produce é veramente importante.

Infatti se è vero che possiamo vivere senza camminare, possiamo stare seduti su una sedia a rotelle, purtroppo anche tutta la vita, non possiamo non deglutire.

Continuando a leggere l’articolo spiegheremo perché è importante preservare l’organo masticatorio, come si valuta, in che modo può influenzare la salute e come possiamo intervenire in caso di problematiche.

CHE COSA SI INTENDE PER APPARATO STOMATOGNATICO

Per apparato stomatognatico e organo masticatorio non intendiamo solo i denti, ma l’insieme di lingua, guance, l’articolazione temporo-mandibolare (i menischi, i condili), la gola, la mucosa. A queste strutture si aggiungono i muscoli, che portano nella relazione corretta la mandibola e il suo condilo, il sistema neuromuscolare, tutta la muscolatura accessoria masticatoria quali i masseteri, temporali, pterigoidei, sottoioidei, digastrico, sternocleidomastoideo. Quindi ci troviamo di fronte ad una struttura abbastanza articolata e complessa.

Tutto questo sistema è comandato dal sistema nervoso centrale ed é fortemente influenzato dalla psiche. Le emozioni, tramite il nervo Vago, possono scaricare proprio a questo livello, lo stress, la rabbia che vengono convertiti in bruxismo e serramento incontrollati, soprattutto se notturni.

Tutte le funzioni precedentemente citate costituiscono un sistema che si inserisce in un organismo vivente, l’uomo, in cui tutti gli organi, il fegato, le ossa, i reni, il cuore ecc. lavorano in concerto per rendere possibile l’adattamento alla vita. La sopravvivenza è data dalla flessibilità di tutti gli organi che si aiutano per poter creare un adattamento. Tutto questo in relazione all’ambiente.

VALUTARE LA BOCCA E’ UN ATTO IMPORTANTE CHE FORNISCE MOLTE INFORMAZIONI E GUIDA UN TRATTAMENTO RIABILITATIVO.

Dell’apparato stomatognatico fa parte anche la lingua che è uno strumento comunicativo e, insieme alla muscolatura del viso, capace di comunicare non solo articolando il linguaggio ma anche le emozioni. Inoltre, attraverso la lingua sentiamo il gusto, assaporiamo i cibi e da essa dipende anche la nostra postura.

Capita di osservare nel feto all’interno dell’utero, l’atto di succhiare il dito. E’ questo un atto molto importante perchè in questo modo attiva il sistema di deglutizione e cosi facendo viene attivato il sistema delle membrane craniche.

Nella valutazione posturale di un paziente, la cosa principale che andiamo a valutare è la sua forma Può essere grande, piccola, di svariate forme. Chiediamo, per valutarla, di aprire la bocca e di farla uscire accompagnandola con un bastoncino. In questo modo osserviamo se sono presenti delle particolari  abrasioni o incisure sul bordo. Possono essere abrasioni rossastre, possono esserci le impronte della forma dei denti.
Questo  significa che la lingua sta sfregando da qualche parte e il motivo può essere ad esempio perché si ritrova ristretta all’interno della bocca o perché c’è una parafunzione o qualcosa che la disturba.

All’osservazione si possono notare sotto di essa i frenuli, piccoli legamenti ai quali prestiamo particolare attenzione. Se questi frenuli sono corti  ne impediscono il normale riposizionamento, questo risulta fondamentale, affinché il sistema del palato abbia una corretta informazione di mantenimento della sua forma. Infatti la lingua è un informatore morfogenetico del palato, cioè contribuisce a darle una forma soprattutto tra i sei e dieci anni di vita. Se la lingua  non si adagia bene sul palato, la forma sarà diversa, più stretta, più appuntita a seconda di quale è il suo vettore di posizione.

In una corretta deglutizione la lingua dovrebbe appoggiarsi dietro il bordo degli incisivi, sulle rughe palatali, nella zona dello spot retroincisivo. Fisiologicamente deve salire, il frenulo si allunga per permettere il posizionamento sul palato mantenendo la bocca semiaperta. Quando questo non succede, la lingua ha  un freno al suo percorso per via del frenulo troppo corto. E quando la persona apre la bocca, lingua rimane ferma.

Questo mal posizionamento porta ad una caduta della testa verso l’avanti, si manifesta una trazione muscolare anteriore della testa e non sarà consentito un allineamento ottimale del capo sul collo.

Per questo motivo si può mobilizzare il rachide cervicale, fare i massaggi e i trattamenti fasciali, allungare l’elevatore della scapola, gli Spleni ecc. fare terapia fisica ma il capo continuerà a cadere in avanti accompagnandosi a fastidi e dolore cervicale.

Il trattamento consiste nel tagliare il frenulo e fare una plastica, iniziare in seguito logopedia , evitando in questo modo la tendenza alla formazione di un callo cicatriziale e che il rachide cervicale nel lungo periodo torni alla situazione iniziale.
Tantissime cervicoalgie nascono da questo disturbo, non frequentissimo, ma recidivano per questo motivo e possono trovare una soluzione una volta che il frenulo ha trovato la sua elasticità.

Il frenulo corto andrebbe intercettato in tenera età ma arrivano in osservazione anche pazienti che hanno superato i 50 anni di età che non sapevano di avere questa interferenza posturale.
In passato le ostetriche tagliavano direttamente il frenulo alla nascita perché avevano capito che non consentiva l’allattamento ottimale. L’allattamento del bambino appena nato esercita la più ampia possibilità di movimento alla lingua, stimolando il riflesso di suzione. Non si può chiedere ad a un bambino appena nato di fare esercizi o muovere la lingua in un certo modo, il miglior esercizio è l’allattamento al seno che inoltre rende unica la relazione madre bambino.

Altra cosa da tener presente durante la valutazione è quanto la bocca abbia possibilità di aprirsi. L‘apertura ottimale della bocca è quella i cui il paziente è in grado di posizionare le sue tre dita fra gli incisivi riuscendo a mantenere la lingua o rilassata o appoggiata bene sul palato a seconda di cosa dobbiamo valutare.

Il posizionamento della lingua all’interno della bocca è veramente importante perchè influisce nel dare forma al palato e alla disposizione dei denti. Si osservano lingue, a volte, talmente incompetenti che, non solo sono incapaci di posizionarsi correttamente, ma che hanno modellato una struttura e una morfologia diversa del palato.

Una lingua interposta può creare aperture di morso, i denti si aprono e non vanno in contatto.

Altra cosa importante, considerare gli incisivi solo come denti che servono per afferrare e incidere il cibo, come ci hanno insegnato alle elementari, è riduttivo,  non è quella la funzione principale. Infatti essi sono dei veri e propri organi neuropropriocettivi e sensoriali all’interno della bocca e servono per dare al cervello l’informazione del movimento della mandibola.

Sono dei veri e propri organi di controllo di movimento  e della posizione della mandibola. Essi definiscono il controllo, il perimetro dove la mandibola può girare, muoversi. Ogni tanto nella masticazione si toccano e possono sfiorarsi ma non devono avere il contatto nella masticazione  abituale.

Quindi se si dovesse manifestare una malocclusione, un morso aperto come nella foto per esempio, la mandibola non riceve queste importanti informazioni.

La sensazione che si dovrebbe avere, quando si riposizionano i denti chiudendo la bocca, è quella che si chiuda il morso, sensazione data dal contatto degli incisivi. Il sistema nervoso, in questo modo, riceve l’informazione di fine corsa del movimento e la mandibola non ha più la necessità di dover andare avanti per cercarne la fine.

Per lo stesso motivo è importante sapere che se all’interno della bocca abbiamo impianti e corone un po’ troppo accentuate, l’informazione propriocettiva sarà alterata, sia per i precontatti che si sono creati, sia perchè abbiamo perso le informazioni propriocettive dei denti.
Se si perdono tutti i denti e si hanno impianti, si vive lo stesso, c’è comunque un adattamento del sistema, ma questo non è il massimo della raffinatezza del sistema informazionale propriocettivo, quando cioè il sistema lavora in modo ottimale.

Dobbiamo tener conto che ci sono anche i recettori mucosi, i recettori ossei, paradontali, articolari, ci sono un sacco di altre cose che compensano e informano il cervello su cosa fare durante la masticazione e le altre funzioni espletate all’interno della bocca. Però la più grande e raffinata sensazione di propriocezione della bocca è data comunque dagli incisivi.

Durante la valutazione chiediamo alla persona di tenere la lingua in modo naturale e controlliamo se la superficie è uniforme oppure ha frastagliature. In questo caso significa che spinge e si fa strada in mezzo ai denti.

E’ importante capire perché spinga. Può essere perché ha una  tensione anteriore o spinge perché ha una “scatola” più piccola di quello che dovrebbe essere. E potrebbe essere più piccola non solo perché è più stretta, ma può esserlo perché più bassa e quindi si è persa la dimensione verticale della bocca per esempio in presenza di protesi associata a retrazione delle gengive. Oppure è più stretta perché si possono trovare delle protesi troppo grosse rispetto a come dovrebbero essere.
Ci sono tanti fattori per cui la lingua può sentirsi stretta e in tal caso noteremo queste inflessioni. Questo fenomeno avrà delle ripercussioni non solo nella parte visibile della lingua, ma anche nel retrofaringe. Perché la lingua è un muscolo che anteriormente è visibile ma dietro ha tutta una muscolatura che arriva fino al retrofaringe.

Nella valutazione controlliamo che la deglutizione sia corretta e non avvenga in maniera atipica, cioè una deglutizione dove la lingua si appoggi sul palato oppure in avanti: dobbiamo staccare le labbra  con le dita e vedere se il paziente deglutendo utilizza il sistema orbicolare per deglutire, tende cioè a stringere le labbra.

Se il paziente utilizza il sistema orbicolare per deglutire significa che ha una deglutizione povera.

Anteriormente valutiamo la muscolatura lunga del collo, aderente alla muscolatura faringea, la muscolatura che si inserisce sull’Osso ioide, sottoioidea e quella sopra ioidea utilizzata nella deglutizione.

L’apertura e chiusura della bocca è gestita da due articolazioni poste ai lati del cranio poste sull’osso temporale. L’articolazione temporo-mandibolare è una diartrosi poiché dotata di capsula articolare, cartilagine, un disco e liquido sinoviale.

In apertura, per semplificare, il condilo si porta avanti con una traslazione e rotazione.
All’inizio del movimento, il condilo si accolla al suo disco in questo modo può scivolare lungo l’eminenza durante la traslazione.

Il tutto è movimentato da un insieme di muscoli, fra cui gli pterigoidei, masseteri, temporali.

Se dovesse esserci una relazione anomala di tutto questo sistema, il soggetto manifesterebbe difficoltà nella articolarità, un range ridotto di apertura della bocca o dolore.
Nella situazione in cui c’è una relazione non congruente fra disco e condilo, il disco deve subire uno spostamento anomalo producendo un rumore detto click.
Il click può manifestarsi in apertura e anche in chiusura della bocca. Quindi si manifesta un rumore doppio.

Altre volte può succedere che il disco sia così tanto in avanti rispetto al condilo, da impedire completamente il movimento della mandibola e non solo non ci sarà più rumore ma non ci sarà nemmeno l’apertura della bocca. Questa situazione particolare prende il nome di locking ed e si manifesta con un blocco articolare. Alle volte questa situazione diventa talmente cronica che tutto il tessuto retro laminare si riorganizza fibrotizzando e crea un tessuto pseudo discale posteriore. Questo consente un adattamento della funzione che dopo un po’ si sblocca da sola seppur consentendo minore apertura. Anche le fratture di condilo spesso, anche se non vengono operate, riparano, seppur con esiti cicatriziali, la funzionalità ritorna e il paziente ricomincia a masticare.

All’osservazione dell’apertura della bocca si possono manifestare delle traiettorie anomale della mandibola e il mento subirà una deviazione nell’apertura. In questo caso da un lato avremo una sublussazione della mandibola nel tentativo della persona di aprire la bocca.

La bocca ha una normale apertura che corrisponde a circa tre dita trasverse dello stesso paziente, se questo non è possibile significa che qualcosa a livello articolare o muscolare non funziona.

Il fisioterapista specializzato valuterà il tipo di blocco, differenziando se la causa è legata al tessuto muscolare e quindi ha un cedimento elastico, oppure una causa articolare, quindi un impedimento meccanico di tipo articolare che sta impedendo di superare l’apertura.

Durante la valutazione viene utilizzato il test di Ablazione,  posizionando due cotoni fra i denti. E’ un test attinto dalla kinesiologia applicata.

Il test serve per decondizionare o deparassitare il sistema posturale dalle interferenze patologiche della bocca facendo in modo che il paziente disoccluda questo recettore. Distanziando in questo modo i denti, l’articolazione temporo mandibolare, anche la lingua in qualche maniera trova una nuova collocazione con più spazio. Con questo test stiamo deparassitando il sistema, stiamo togliendo dal sistema tutte quelle informazioni che lo riguardano e per questo osserviamo che la postura e il movimento del capo possono cambiare.

Quando andiamo a valutare la persona dobbiamo considerare l’insieme che comprende la muscolatura del collo, la lingua, i denti, ecc. ma anche gli occhi che devono garantire l’orizzontalità dello sguardo. I muscoli estrinseci oculari fanno parte della catena posturale. Una perdita di questo allineamento dovuto per esempio ad astigmatismo, fa si che inconsciamente e automaticamente la testa si inclini e ruoti per garantire una corretta visione portando la muscolatura cervicale ad iperattivarsi con possibili ripercussioni sino ai piedi.

Una malocclusione può determinare una posizione anomala del capo, allora il sistema visivo di adatta modificando la posizione degli assi oculari. La modifica degli assi visivi induce una perdita di parallellismo fra gli occhi che sfocia in adattamenti della visione (eteroforie e/o eterotropie).

Eteroforie elevate possono a loro volta costringere il corpo a nuovi adattamenti, generando i cosiddetti torcicolli oculari.

Su 12 nervi cranici ben 5 nervi cranici controllano la fisiologia dell’apparato stomatognatico. E consideriamo che il trigemino è quello che soverchia su tutto.

Una raffinata coerenza di sistema fa in modo che non sia possibile deglutire, respirare e parlare contemporaneamente. Questo è importante perché questi tre sistemi sono tre riflessi fondamentali per la vita e non possono essere associati fra di loro.

5 nervi cranici che comandano questa fisiologia e sono:
Il trigemino
Il nervo facciale
Nervo vago
Il glossofaringeo
Ipoglosso.

I muscoli che estrinseci che muovono gli occhi sono uniti embriologicamente e funzionalmente con i muscoli sotto occipitali, gli sternocleidomaistoidei e i trapezi.
I nervi dedicati alla  funzione dell’organo masticatorio agiscono sulla base  neurofisiologica del fascicolo longitudinale mediale, una via molto importante tra la parte superiore del midollo spinale ed il mesencefalo. Questo fascicolo dal mesencefalo si porta fino ai primi somi cervicali C1 C2 C3 e gestisce l’integrazione fra gli occhi, il trigemino i nuclei vestibolari, il nucleo accessorio spinale, quello del trapezio, dello sterno cleidomastoideo, dei muscoli suboccipitali ed il trigemino  cervicale e che innerva tutta la muscolatura paravertebrale. Un errore che nasce da questo sistema ha riverbero su tutto. Come si può ben intuire la fisiologia dell’insieme è abbastanza complessa, ma non preoccupatevi sono i tecnici che devono conoscerla per potervi dare il massimo del risultato.  

QUALE TRATTAMENTO QUINDI?

Dalla descrizione precedente si evince che per trattare un disordine temporo mandibolare bisogna affidarsi ad un fisioterapista specializzato in questo. Ma non solo. Essendo il corpo un sistema che si organizza adattandosi, è necessario un lavoro integrato da parte di più professionisti.

È inutile che come fisioterapisti tiriamo il collo alla gente, facciamo TECAR e tanto altro se tutto il sistema non viene riequilibrato. Possiamo mobilizzare, rivascolarizzare, liberare i muscoli cervicali ma se il sistema riflesso posturale, che comprende anche l’appoggio podalico, gli occhi, la lingua, il sistema vestibolare, occlusale non sono in corretto riflesso di rotazione automatica, i risultati saranno limitati e sarà più facile avere recidive.

Allo stesso modo un dentista non dovrebbe limitarsi solo a sistemare un occlusione ma inserire una adeguata terapia miofunzionale e delegare un giusto programma di fisioterapia specifica che riporti la funzione muscolare e articolare, per evitare le recidive e ottimizzare i risultati del suo lavoro.

Per questo mi avvalgo della collaborazione di altre figure quali la logopedista, lo gnatologo, l’ortottista che rendono migliore la risposta al trattamento.